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Messaggio  Epicuro Sab Set 20, 2008 9:37 pm

Niente da fare. Ogni volta che qualcuno del Parco apre bocca, sembra lo faccia apposta per confermare le mie (nostre) tesi.
Leggiamo questo appello della Direttrice Dott.ssa Zanichelli, apparso su Tenews questa mattina:

APPELLO AI CACCIATORI: RISPARMIATE LA PERNICE ROSSA
di Franca ZANICHELLI

Sembra che la sorte di un centinaio di esemplari di Pernice rossa (Alectoris rufa) elbana sia segnata.
Domenica mattina 21 settembre, con l’apertura della caccia nell’area di Valle Buia Castancoli in Comune di Campo, una cinquantina di coppie superstiti concluderanno la loro esistenza da esemplari di una popolazione di elevato interesse conservazionistico, per la qualità del loro patrimonio genetico indigeno, diventando prede da carniere, nella massima legalità e in modo assolutamente regolare.

La specie Pernice rossa è infatti cacciabile in Italia, il calendario venatorio provinciale di Livorno stabilisce i periodi apertura dell’attività venatoria e indica il numero massimo di capi da abbattere per singolo cacciatore. Nel documento è indicata altresì la localizzazione delle aree aperte alla caccia, stabilite di anno in anno, in base alle richieste degli istituti venatori. Tra questi i diversi ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) che suddividono l’ambito provinciale in aree di specifica pertinenza sulle quali spetta loro valutare le condizioni per aprire nuovi territori ed eventualmente chiuderne altri, secondo piani gestionali tecnici. Sull’Elba l’ATC 10 avrà inoltrato la proposta alla Provincia per ampliare nel 2008 l’area aperta nella località Valle Buia e la richiesta deve essere stata considerata positivamente.

Il problema non è la caccia aperta alla Pernice rossa, ma alle pernici rosse che sono a Valle Buia. Nella maggior parte dei casi, quando si spara alla Pernice rossa non si fa un grosso danno perché per lo più si tratta di esemplari provenienti da azioni di ripopolamento, in cui si utilizzano capi allevati in cattività o acquistati altrove. In questi casi il prelievo si attua su esemplari che non hanno significato per il quadro faunistico locale. A Valle Buia invece è un guaio!

La nuova zona è stata inclusa nelle aree aperte dopo i 5 anni di rispetto perchè era stata percorsa dal fuoco, quindi l’inclusione è del tutto regolare, possono essere cacciate altre specie senza problemi, ma in quell’area le pernici rosse sono un tesoro dell’Elba.

Sono Franca Zanichelli, il direttore del Pnat, non sto facendo una questione di problemi connessi alla gestione dell’area protetta o esternazioni anticaccia, sia ben chiaro, ma come zoologa, da oltre 30 anni impegnata per la riqualificazione del patrimonio naturale, mi sento in dovere di segnalare questa criticità per il quadro faunistico locale.

Sono venuta a conoscenza del problema venatorio sulle pernici rosse elbane doc, grazie ad una segnalazione che mi è pervenuta solo ieri pomeriggio da altri faunisti che fanno ricerca genetica e operano a livello scientifico nazionale in stretto contatto con l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica di Bologna. Mi hanno lanciato un appello, essendo per lavoro proprio qui sul territorio, per evitare di annientare questo prezioso patrimonio per la conservazione.

Ora cosa si può fare? E’ tardi per fare qualche azione concreta sul piano delle eccezioni alle regole adotatte, quindi mi appello semplicemente al mondo venatorio che andrà a Valle Buia da domenica in poi a cacciare. Per cortesia, risparmiate queste pernici, in modo da permettere di organizzare tempestivamente con alcuni specialisti una cattura di 20/30 esemplari da poterle riambientare per realizzare un’ area di mantenimento ex situ, in una situazione ecologica adatta, da qualche parte nel territorio protetto di questa isola Elba o altrove in un’altra isola.

Non ci eravamo mossi per tempo per avviare questo progetto perché pensavamo che la persistenza del divieto venatorio nella loro area originale fosse al momento una condizione sicura, ma la riapertura dopo i 5 anni era sfuggita a tutti.
Concludo questa nota, auspicando che l’obiettivo di mantenere questo nucleo con una marcata qualità del patrimonio genetico venga interpretato come una attività significativa di gestione faunistica e possa essere considerato come una collaborazione anche per il futuro.

La pratica venatoria qui all’Elba è mantenimento della tradizione e occasione di rafforzamento della socialità tra la gente che abita questi territori. Un tempo il rapporto con la selvaggina era molto legato alla disponibilità di risorse alimentari aggiuntive, oggi l’attività è più collegata al piacere di condividere l’uso tradizionale del tempo libero.

Lasciare tranquille le pernici originali di Valle Buia potrebbe essere un patto di cultura dei cacciatori per la loro terra e un’autorevole assunzione di responsabilità.
Mi piacerebbe che potesse avverarsi!


Ora: è evidente che la conservazione di una specie autoctona è importante.
E la Pernice rossa è sicuramente uno fra i più importanti e rappresentativi uccelli autoctoni e stanziali dell'Isola. (vedi nota**)
Sarei pertanto propenso a sottoscrivere l'appello... e per quanto possa servire, lo faccio.
Analizziamo però lo scritto della Zanichelli:
"Sono venuta a conoscenza del problema venatorio sulle pernici rosse elbane doc, grazie ad una segnalazione che mi è pervenuta solo ieri pomeriggio" - "Non ci eravamo mossi per tempo (....) perché pensavamo (..meglio che non pensino troppo, ndr) ... la riapertura dopo i 5 anni era sfuggita a tutti...."
Ecco: già non vedono i disastri interni al territorio del Parco, figurarsi se conoscono qualcosa che accade un metro fuori dai confini. Vivono sulla loro eterea nuvoletta.
Come se non sapessero che UNA DELLE PRINCIPALI CAUSE DELLA RAREFAZIONE DELLE PERNICI E' DA RICERCARE, SEPPUR INDIRETTAMENTE, PROPRIO NELL'ISTITUZIONE DEL PARCO E NEL CONSEGUENTE AUMENTO INCONTROLLATO DEI CINGHIALI.
Tanto che, guarda caso, 'ste benedette Pernici sopravvissute dove se ne stanno? FUORI DAL PARCO, dove in qualche modo ci sono meno cinghiali pronti a saccheggiare le risorse alimentari e a distruggere il loro nidi. Anche se purtroppo non mancano le teste di cazzo che danno fuoco (a dimostrazione che le suddette TDC non sono necessariamente dei contestatori dal parco, come da sempre sostiene l'ambientalismo "ufficiale": e se fossero invece proprio degli anticaccia che in auspicano proprio il "fermo per 5 anni" tanto per far dispetto ai cacciatori?).

E' evidente che il territorio, e la fauna, vanno TUTELATI NEL LORO INSIEME, CON REGOLE FLESSIBILI E UNITARIE. Le Pernici di Vallebuia sono poche e pregiate? Tuteliamole. Divieto di caccia, in barba ai regolamenti provinciali. Ma apriamo magari un piccolo angolo di Parco dove, chessò, passano dei banali Tordi.

E poi... ma chi si fida di far organizzare A LORO " una cattura di 20/30 esemplari da poterle (poter, oggiù, co' st'italiano...Very Happy ) riambientare per realizzare un’ area di mantenimento ex situ, in una situazione ecologica adatta, da qualche parte nel territorio protetto di questa isola Elba o altrove in un’altra isola."

Ma se per sterilizzare quattro rognosi gatti pianosini hanno speso quanto sarebbe bastato alla cattura di altrettanti, rarissimi, Leopardi delle nevi?
Ma se si vantano di spendere "solo" 60 euro a cinghiale, quando in tutto il mondo ci sono cacciatori disposti a PAGARE LORO per sparare a un suino?
Io vorrei vedere realizzato un progetto del genere, ma da gente competente....

E poi, la chicca delle chicche: "..o altrove in un'altra isola.."
Ma scusi, Direttrice, cosa le danno da bere? Si vuole fregare le MIE Pernici doc, geneticamente ariane, per portarle ALTROVE??? Shocked Shocked Shocked Shocked
Ma sta scherzando?

Boh, come al solito sarò io che so' strano........... comunque, amici fucilieri, vedete di non sparargli a 'ste bestiole.... speriamo vengano tempi migliori, in cui anche le Pernici stiano tanto bene sulla nostra isola da consentirci un moderato, ma tranquillo prelievo scopo spiedo.... Sad


-------------------------------
NOTA**"La Pernice rossa abita la Corsica e l'Elba per il sistema Sardo-Corso, mentre nelle isole minori era presente nel recente passato anche a Montecristo, Pianosa e Capraia. (....)
L'attuale areale lascia un po' perplessi sulla sua origine, e tutte le ipotesi sono possibili: considerata specie di derivazione mediterranea, si sarebbe differenziata da un nucleo primitivo, rimasto isolato durante le fasi glaciali, dalla Coturnice (Alectoris graeca) di cui rappresenta la forma occidentale. Per noi potrebbe essere di origine tirrenica, quindi più antica, da nuclei primitivi di Alectoris differenziatisi in loco, che ha lasciato relitti nei frammenti insulari, mentre dai residui continentali della Tirrenide (arco provenzale, arco ligure, promontori costieri ecc) si sarebbe poi diffusa sugli Appennini, in Francia e in Spagna.."

Elio A. Di Carlo: Avifauna delle isole dell'Arcipelago Toscano - le forme ornitiche insulari - Lavori della Società di Biogeografia, nuova serie, n°5


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Messaggio  Nerone Dom Set 21, 2008 12:40 am

E' proprio vero ho proprio la sensazione che la dott. Zanichelli non conosce dove si trova.
Credo che se si informasse sarebbe meglio , infatti fra i suoi collaboratori vi è la dott. Francesca Giannini che nel suo lavoro ci mette anima e corpo da svariati anni ( raro esempio di persona seria e infaticabile lavoratrice).
Venendo a conoscenza , così, di quello che esiste di fauna in questo benedetto Arcipelago e in quali condizioni.
Quindi vanno benissimo gli appelli al senso di responsabilità dei cacciatori , pero chiedere un po d'informazione dai suoi collaboratori nooooo !
Buona serata
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Messaggio  Visir Gio Gen 22, 2009 12:49 am

Ho appena ricevuto una mail di commento da Giorgio Paesani, che riporto:

Nel post dedicato alla Pernice rossa, pur di attaccare la Zanichelli, si sono scritte
delle cazzate (per usare un francesismo). La più colossale è che le pernici vivono
fuori dal Parco per via dei cinghiali. Peccato che la maggior parte delle bande di
pernici, ad esempio dell'Elba orientale, vivano NEL parco, ... (omissis)...
In questo post l'altra cazzata grossa era la solita ammiccante allusione agli
"anti-caccia" che danno fuoco per vietare la caccia per cinque anni. Che sia una cazzata
lo sa anche il maiale, e il cinghiale. I comuni si "scordano" di censire le aree percorse
dal fuoco e tutto fila liscio.
Troppe cose non si sanno, o si sanno e non si dicono quando non fanno comodo.


Ho doverosamente tolto dal testo le indicazioni su dove in effetti stiano le pernici, per ovvii motivi.
Ringrazio Giorgio per l'intervento, e naturalmente spero che voglia raggiungerci in modo da poter intervenire direttamente con la grande competenza che lo contraddistingue. A Epicuro l'eventuale diritto di replica.... Very Happy
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Messaggio  Epicuro Mer Gen 28, 2009 3:59 pm

Caro Giorgio,
per prima cosa grazie per il tuo contributo alla discussione.
Proverò a spiegarti come nascono certi discorsi che non ti tornano.

Io non scrivo mai "pur di attaccare la Zanichelli". Anzi, se e quando avrò il tempo di ripostare sul forum i miei interventi su Camminando, potrai renderti conto di come sia stato spesso e per molto tempo assai benevolo nei suoi confronti, e ancora recentemente ho sempre plaudito pubblicamente a tutte le iniziative che ritenevo valide. Ciò non toglie che, quando vengono fatti gravi errori "tecnici" (tempistica e gestione dei bandi su tutto) o quando si interviene sempre e solo con comunicati strappalacrime o millantanti meriti inesistenti o altrui, mi girino le scatoline e mi venga voglia di puntualizzare.
Qua, le frasi che hanno fatto scattare la molla sono state due:
"Sono venuta a conoscenza del problema ..solo ieri" e
"un’ area di mantenimento ex situ, ... o altrove in un’altra isola."
La prima denota l'assenza di una visione globale dell'Isola e l'assoluta ignoranza dei problemi del territorio (vai a leggerti i miei commenti su Palmaiola): del resto, stando chiusi in ufficio tutti e 20 i dipendenti del Parco, non c'è di che meravigliarsi;
la seconda, permettimi, è altamente offensiva e testimonia la mentalità da "conquistador" che contraddistingue chi viene spedito dall'alto oggi all'Elba, domani sul Carso: non gliene fotte niente dei problemi o delle realtà locali. Ho conosciuto un Dirigente di un importante istituzione naturalistico-scientifica che mi ha candidamente dichiarato: "io sono un burocrate, m'importa una sega della natura: domani magari mi mandano all'acquedotto o all'Usl, per me è uguale"....

Nello specifico, è stata la Dott.ssa Zanichelli a sostenere che le pernici "ariane" stavano fuori dal Parco, non io. Io ho solo detto, ma se mi smentisce un tecnico come te non ho problemi ad ammettere la mia ignoranza, che non ci sarebbe da meravigliarsi se i troppi cinghiali presenti all'interno dell'area protetta creassero il paradosso di una diminuzione della fauna "pregiata" e della biodiversità (rettili o micromammiferi, ad esempio) proprio dove questa dovrebbe essere tutelata.
Quanto all'"ammiccante allusione", si trattava semplicemente di una sarcastica replica alle numerosissime (Tozzi buon ultimo, l'anno scorso) accuse di "incendiarietà" rivolte a chi semplicemente contesta il Parco o la sua efficacia.

Detto fra di noi, non credo siano realistiche né l'una né l'atra delle versioni: gli incendiari (o meglio: gli ASSASSINI, perché tali sono... 6 morti 6, sull'isola...) sono in genere dei semplici idioti, degli imprudenti, dei malati... o molto più spesso solo personaggi interessati al "mercato" dell'antincendio e/o del rimboschimento.

Pernici e incendi sono comunque, ambedue, argomenti più che interessanti.
Se c'è chi "ne sa", è solo un bene se ne parla. Saremo sempre di più a conoscere, e sempre di più a difendere! Very Happy
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Messaggio  Visir Dom Mar 22, 2009 12:31 am

da GREENREPORT del 19.03.2009
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=18609

Lo stesso gruppo che ci ha raccontato della vipera di Montecristo (vedi post nell'apposita sezione) ci racconta ora delle nostre Pernici.
Smentendo la Zanichelli e le sue "Pernici doc"? Boh! Non so.
Comunque è un argomento interessante, e pertanto lo posto in maniera quasi integrale.

La pernice rossa dell’Elba è geneticamente inquinata dalla coturnice orientale
di Filippo Barbanera, Monica Guerrini, Fernando Dini - Dipartimento di Biologia, Unità di Protistologia-Zoologia, Pisa

A partire dal 2001, il laboratorio di “Genetica della Conservazione e Filogenesi Molecolare dei Vertebrati” del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa svolge analisi genetico-molecolari mirate sia alla conservazione della biodiversità animale sia alla descrizione dei processi evolutivi che l’hanno generata. Recentemente, il laboratorio si è interessato allo studio della struttura genetica delle popolazioni di pernici del genere Alectoris nel Mediterraneo e della storia naturale della vipera comune (Vipera aspis – che trattiamo in un altro articolo, ndr) in Italia. Tali ricerche hanno riguardato anche il territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (Pianosa, Elba, Montecristo).

Dopo la pubblicazione (Barbanera et al. 2005) dei risultati attestanti l’inquinamento genetico della popolazione di pernice rossa (Alectoris rufa) dell’isola di Pianosa ad opera della coturnice orientale (Alectoris chukar, specie alloctona per l’Italia), il gruppo di ricerca di Pisa ha recentemente ultimato l’analisi della popolazione A. rufa dell’Isola d’Elba. Lo studio, iniziato nel Marzo 2003 con i primi sopralluoghi sulle pendici del Monte Capanne condotti con il personale del Corpo Forestale dello Stato di Marciana Marina, si è protratto per diversi anni avvalendosi della collaborazione del Dr. Fabio Cappelli del Corpo Forestale dello Stato di Lucca ed anche, nella sua fase finale, di quella della Polizia Provinciale di Livorno.

I risultati dello studio, ottenuti tramite l’impiego di tipi diversi di marcatori molecolari (....) hanno chiaramente dimostrato la natura ibrida della popolazione elbana, per quanto attiene esemplari sia dell’area del Monte Capanne sia della porzione orientale dell’isola. Si tratta di soggetti nati dall’incrocio tra la pernice rossa e la coturnice orientale, ovvero ibridi A. rufa x A. chukar dello stesso tipo di quelli presenti a Pianosa.

(N.D.R.: NON MI E' CHIARO SE ALLORA LE FAMOSE PERNICI DI VALLEBUIA SONO DAVVERO PURE)

Tale inquinamento genetico si è verosimilmente prodotto nel corso di operazioni di ripopolamento condotte tempo addietro in assenza di accertamento preliminare dell’identità genetica dei soggetti impiegati. Tuttavia, il grado d’inquinamento della popolazione di pernice rossa elbana pare più contenuto rispetto a quello della popolazione pianosina, come dimostrato dall’assenza di tratti morfologici ibridi nei soggetti elbani catturati. Inoltre, mentre la popolazione pianosina è in gran parte il frutto di un’operazione di ripopolamento condotta nel 1987 utilizzando un ceppo d’allevamento dell’Italia centrale, la popolazione elbana è presente sull’isola da molto più tempo, e, a differenza di tutte le altre popolazioni italiane, non rappresenta il mero frutto di lanci venatori pronta-caccia.

Pertanto, tale popolazione possiede un preciso valore conservazionistico per il nostro Paese. Infatti, in accordo con le normative dell’International Union for the Conservation of Nature, la conservazione di una specie inquinata dal punto di vista genetico, come la pernice rossa in tutto il suo areale di distribuzione (Portogallo, Spagna, Francia ed Italia nord-occidentale), non può prescindere anche da un’attenta gestione dei soggetti ibridi, che possiedono in ogni caso parte del patrimonio genetico originario della specie nativa. Più in generale, lo studio ha accertato l´origine omogenea dall’Asia orientale (Cina-Mongolia) dei geni A. chukar inquinanti il genoma della pernice rossa non solo in Italia, ma anche nella Penisola Iberica ed in Francia. Similmente, è da ricordare che lo stesso gruppo di ricerca dell’Università di Pisa ha dimostrato l’origine asiatica della coturnice orientale (A. chukar) di Montecristo, specie introdotta sull’Isola negli anni ’60 a fini venatori e successivamente naturalizzata (Barbanera et al. 2007).

In conclusione, nel contesto del forte impoverimento genetico della pernice rossa, le popolazioni selvatiche della Corsica attualmente oggetto di studio presso il laboratorio di Pisa, rappresentano probabilmente l’ultima opportunità di rintracciare soggetti geneticamente integri della medesima sottospecie italiana (A. rufa rufa), allontanando così definitivamente l’ipotesi concernente l’impiego sul nostro territorio di pernici rosse geneticamente pure ma appartenenti a sottospecie alloctone (A. rufa intercedens, Spagna), una strategia che, sebbene assai discutibile, è stata già adottata da un importante allevamento toscano.
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