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Foca monaca al Giglio....

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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:02 am

da www.giglionews.it

Isola del Giglio - 9 Giugno 2009
AVVISTATO ESEMPLARE DI FOCA MONACA A GIGLIO CAMPESE
della Redazione GiglioNews, foto Marco Prete

Straordinario avvistamento Domenica mattina nelle acque antistanti la Torre di Giglio Campese. Uno splendido esemplare di Foca Monaca si è mostrato agli occhi meravigliati di numerosi turisti. Ad inviarci questi bellissimi scatti che vi proponiamo è Marco Prete, un nostro lettore.

"Domenica mattina - scrive Marco - mi sono quasi addormentato al sole di Giglio Campese, gli scogli a destra della Torre non sono il massimo della comodità, ma il tepore fa la sua. Mi sembra di sognare quando sento "...una foca..."; si sto sognando, figurati se al Giglio ci sono le foche ... vabbè, diamo uno sguardo a questo splendido mare... ma che cos'è quella roba là ???? UNA FOCA !!! Meno male che ho la macchina a portata di mano... due ore circa a fare bella mostra di sè, riemerge, si rituffa, va e viene, per fortuna la vediamo in pochi e a nessuno vien voglia di buttarsi in acqua, così può continuare indisturbata a divertirsi a pochi metri dalla scogliera: uno spettacolo!"

La Foca monaca, un raro pinnipede che viveva fino agli anni '60 in alcune isole dell'Arcipelago (sono molte le cale che si chiamano del Bue o Bove o Vacca marini, come veniva chiamata la Foca) e ne frequentava i mari, quasi certamente non si riproduce più nelle isole toscane. Però, vengono sporadicamente avvistati alcuni esemplari, probabilmente giovani erratici. (.....)

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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:09 am

Lo stesso giorno, con incredibile rapidità, l'articolo viene ripreso da Greenreport.it e commentato da Umberto Mazzantini per Legambiente Arcipelago Toscano:

Sorpresa: avvistata una foca monaca all´Isola del Giglio
Legambiente: Il migliore spot per l’istituzione dell’area marina protetta dell’Arcipelago Toscano

LIVORNO. Oggi il giornale online Giglio news dà notizia dell’avvistamento di una foca monaca (Monachus monachus) avvenuto il 7 giugno nel mare davanti alla Torre di Giglio Campese.
«Uno splendido esemplare (....) uno spettacolo!».
Se l’avvistamento della foto verrà confermato, si tratta della più chiara attestazione non solo che il mare del Giglio si meritava le 5 Vele di Legambiente e del Touring Club, ma soprattutto dell’importanza dei nostri mari per la sopravvivenza di questo rarissimo pinnipede – dice Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano e responsabile nazionale isole minori del Cigno Verde – Qualche anno fa venne segnalato un altro esemplare, probabilmente un giovane durante i vagabondaggi marini che contraddistinguono questa specie nella sua fase non ancora adulta. L’Arcipelago Toscano è del resto ancora segnato dal ricordo della foca monaca fin nei nomi di alcune località costiere: grotta della vacca, del bue marino, ecc. Un avvistamento eccezionale come quello del Giglio, così vicino ad una costa abitata conferma la bontà della protezione marina intorno alle isole minori dell’Arcipelago Toscano che funge evidentemente da “attrattore” per i giovani erranti e, si potrebbe sperare in un re-insediamento della specie nel nostro Arcipelago».

«La foca apparsa al Giglio è il migliore spot pubblicitario per l’istituzione finalmente un’area marina protetta vera nell’Arcipelago Toscano, così come richiedono ben tre leggi dello Stato (la prima risalente addirittura al 1982!) e che l’Unione europea ci invita a realizzare al più tardi entro il 2012, in ottemperanza degli impegni internazionali presi dell’Italia per la protezione del mare e della sua biodiversità e confermati al recente G8 di Siracusa con l’approvazione della “Carta di Siracusa” proposta dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo».

Per l’Onu sono ormai rimaste meno di 350 foche monache in tutto il Mediterraneo, quasi tutte in Grecia e Turchia. Altre 150, sono stimate nella costa atlantica del nordafricana (Marocco, Madeira e Mauritania).

Un animale ormai raro e protetto internazionalmente, ma che rimane il più minacciato dei mammiferi marini. I dati scientifici ci sono, in molti paesi sono state stabilite leggi di protezione, le norme internazionali esistono ma la perdita non si arresta. La Foca monaca viveva fino agli anni ´60 anche in alcune isole dell´Arcipelago e ne frequentava i mari, ma quasi certamente non si riproduce più nelle isole toscane.
Però vengono sporadicamente avvistati alcuni esemplari.

La conferenza internazionale sulla conservazione della foca monaca che è appena terminata a Kemer, in Turchia, organizzata dal Centro comunicazione e informazione del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (Info/Rac) ha segnalato che per porre un freno all’estinzione della foca monaca servono almeno 6 milioni di euro l’anno da impiegare in progetti di sviluppo locale.

In Italia la foca monaca è protetta da molto tempo, ma questo non l´ha salvata dai pescatori hanno continuato a uccidere le foche italiane fino all’estinzione, per i danni provocati alle reti da pesca e perché ritenute un pericoloso concorrente nella cattura dei pesci. Ma l´uomo è anche una potente causa di disturbo per la riproduzione delle Foche monache che hanno visto fortemente ridursi il loro habitat costiero: porti, villaggi turistici, navigazione sotto costa hanno determinato la scomparsa di tratti di costa isolata, rendendoli praticamente inaccessibili ad un animale timido ed elusivo, molto sensibile al minimo disturbo antropico.

Proprio la persecuzione da parte dell’uomo è stata una delle cause principali della repentina diminuzione della specie. Un´altro dei pericoli per la sopravvivenza delle foche viene dall’accumulo di inquinanti nei tessuti; la concentrazione di sostanze nocive è particolarmente elevata a causa della dieta carnivora (pesci, molluschi e crostacei).

Una delle minacce più recenti, che si assomma al disturbo antropico ed alla pesca, è il cambiamento climatico: i piccoli nascono più tardi invece che alla fine della primavera, e sono ancora poco sviluppati al momento delle mareggiate autunnali, così un terzo circa dei cuccioli soccombe alla furia del mare nei primi mesi di vita. Lo scarso numero espone ormai l’intera popolazione di foche mediterranee a rischi di un’epidemia che potrebbe ucciderne così tante da impedire il ricostituirsi di una popolazione vitale: 10 anni fa, nella colonia mauritana un’epidemia ha ucciso i due terzi delle foche presenti.

Eppure la foca monaca , da “disturbo” per i pescatori si è trasformata in risorsa economica: ad Alonissos, in Grecia, la riserva marina di tutela per questi pinnipedi è vitale per il turismo e per la piccola pesca costiera.


Ultima modifica di Visir il Lun Giu 22, 2009 10:53 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:20 am

il 12, Legambiente A.T. fa uscire questo commento su Greenreport.it:

Chi ha paura della foca monaca?
di Legambiente Arcipelago Toscano

ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto). L’avvistamento e le foto della foca monaca avvistata davanti alle frequentate coste del Campese, all’isola del Giglio, rilanciate dal sito Giglio News, hanno suscitato una grande attenzione su molti giornali nazionali, arrivando fino all’Ansa e alle pagine del Corriere della Sera, con commenti favorevoli ovunque ed una grande curiosità.

Invece al Giglio, fresco di elezioni e cambio di maggioranza, la comparsa del pinnipede più raro del pianeta nelle chiare acque dell’isola sembra aver causato un certo spavento.

Forse a qualcuno della nuova maggioranza gigliese ha fatto più paura questo pacifico animale che qualche giunta favorevole ai parchi, perché alla fine, la comparsa di questo indicatore biologico dell’eccezionale qualità del mare potrebbe anche essere la prova della bontà di certi ragionamenti che alla fine potrebbero davvero portare all’istituzione definitiva di un’Area marina protetta che i detrattori della foca vedono come il fumo negli occhi..

Il consiglio che sembra circolare al Giglio in alcuni ambienti dichiaratamente antiparco è di parlare il meno possibile dell’eccezionale avvistamento che avrebbe portato altre isole ed altri amministratori (basti pensare a quelle greche che sulla sporadica presenza della foca hanno costruito una fortuna turistica) a vantarsi della presenza di un mammifero marino che rappresenta la più rara garanzia della qualità ambientale di un’area costiera. Altro che 5 vele o bandiere blu!

Invece al Giglio in molti sollevano il dubbio che si tratti di una montatura giornalistico-ambientalista (fatta da persone che nemmeno si conoscono…) o magari che in realtà la foca fosse qualche ambientalista mascherato da pinnipede che faceva il bagno sotto la Torre di Campese.

Speriamo che a qualcun altro non venga in mente di “valorizzare” la fastidiosa e non invitata foca alla canadese: trasformandola in giacche e cappelli di pelle.

Intanto, prima che chiudano le scuole, qualcuno insegni agli scolari che le foche sono animali pericolosi da cui stare lontani, sono ambientaliste per natura e, si sa, gli ambientalisti hanno preso il posto dei comunisti e mangiano i bambini!

Non è finita: mentre la foca ha destato sospetti e apprensione, ed è diventato un problema politico da tenere sottotraccia, manco a farlo apposta, poche sere dopo, nella stessa baia di Campese è apparsa una grande peschereccio a strascico. E questo non fa paura perché tanto se l’area marina protetta non si farà potrà venire a pescare al Giglio come prima e più di prima, magari togliendo di mezzo anche il fantasma della foca.


Ultima modifica di Visir il Lun Giu 22, 2009 10:52 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:33 am

Il 16, sempre su Greenreport.it, ecco un commovente commento fiabesco-elettorale del Sig. Gabriello Galli, il quale, ve lo diciamo noi perché nessuno ne ha fatto cenno, era un candidato alle elezioni comunali per la lista dell'ex-sindaco Brothel, contrapposta a quella del vincente Ortelli.

La foca monaca, forse è andata così ...
di Gabriello Galli

Una folata di vento fece volare in mare dei fogli che piano, piano cominciarono ad andare al largo e ad affondare. Negli abissi una cernia uscì dalla propria tana per fare il giretto mattutino e notò qualcosa di bianco che scendeva verso di lei. Incuriosita si avvicinò e distinse chiaramente che si trattava di carta scritta dall’uomo e cominciò a leggere: era il programma elettorale della Lista Ortelli. Si concentrò sui paragrafi che interessavano il suo mondo ed immediatamente si diresse verso il Castello di Re Delfino. Messo al corrente della cosa il Re convocò seduta stante il Gran Consiglio del Regno degli Abissi; c’erano tutti, orate e spigole, gamberi e dentici, cernie e totani, occhiate e boghe, sardine e triglie, tonni e calamari, insomma non mancava nessuno. La decisione fu unanime e fu incaricata la foca monaca di portare il messaggio, anche questa volta con scelta unanime. Lei perché più di ogni altro abitante degli Abissi è il simbolo e l’ attestato massimo per chi protegge tale ambiente. Lei che da anni non si faceva più vedere. Ed anche la data non fu scelta a caso il 7 Giugno 2009, l’ultimo giorno dell’Amministrazione Brothel perché, saggiamente e correttamente, gli attestati di stima vanno tributati quando si è ancora in carica, se veramente sentiti, e non dopo, più che altro formali. E così la nostra foca fece al Campese, divertendosi un mondo, tra capriole e tuffi. Due giorni più tardi una cernia uscì dalla propria tana per fare il solito giretto mattutino e notò ancora una volta qualcosa di bianco che scendeva verso di lei. Si avvicinò di nuovo; questa volta era un foglio di giornale con tanti numeri e nomi. Capì subito che all’Isola del Giglio sarebbe ricominciata la guerra al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, come 15 anni prima, così come quella all’Area Marina Protetta. Capì anche che sarebbe stata una lotta contro i mulini a vento, che sarebbe costata, come 15 anni prima, soldi e spreco di risorse umane e non avrebbe portato a nulla se non ad isolare ancora di più l’Isola. Ma la cosa più importante di cui la nostra cernia si rese conto era che 2 cittadini su 3 del Giglio volevano proprio questo. Amarissimo da digerire ma onesto e democratico ammetterlo. Informò di ciò il Re Delfino il quale di nuovo convocò il Gran Consiglio del Regno degli Abissi e tutti ascoltarono allibiti. Alla foca monaca scese una lacrima dai suoi grandi occhioni ...
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:51 am

... e siccome le fiabe da sempre incantano grandi e piccini, ecco che su Giglionews.it appare questo struggente articolo del Sig. Armando Schiaffino, Presidente del Circolo Culturale gigliese..... ma anche, casualmente, anche lui CANDIDATO NELLA LISTA DEL TROMBATO BROTHEL....

ANCORA SULLA FOCA MONACA
di Armando Schiaffino, Presidente Circolo Culturale gigliese

Bisogna veramente essere grati al signor Marco Prete di Pistoia per avere segnalato (questa volta finalmente documentata con foto) la presenza della foca monaca all’isola del Giglio.
Avevo già conosciuto, ma solo per sentito dire, questo animale in giovane età, nei racconti di mio padre, che ricordava la forte emozione provata da bambino quando, avvicinandosi con una barca a remi assieme a suo nonno alle loro vigne dei “Puntoni”, vide un “bove marino” fra i filari, che si mangiava l’uva. Accortosi della presenza umana, l’animale fuggì e, rotolandosi sui liscioni di granito, scomparve in mare.
Continuai a sentire citare a lungo il bove marino a proposito degli egagropili, ovvero quelle pallottole fibrose, di colore marrone chiaro e grandi come una noce che si accumulano, a volte in grandi masse, sulle spiagge e sono i residui di una pianta acquatica, la poseidonia, ma che una volta venivano erroneamente indicate come “cacate di bove marino”.
Come noto, la presenza della foca monaca nel Mediterraneo, è ridotta a pochi nuclei, in Turchia (Egeo e Mar Nero), in Grecia (Egeo e Ionio) e lungo la costa africana (Libia, Tunisia, Algeria e Marocco). In Italia viene sporadicamente avvistata a Montecristo (Silvio Bruno -Centro di Studi Ecologici Appenninici- osservazioni personali 18-23 Maggio 1974), in Sardegna nel golfo di Orosei e nella zona di Capo Caccia, a nord di Alghero.
A onor del vero, la presenza della foca monaca anche all’isola del Giglio, in tempi relativamente recenti, era stata segnalata numerose volte. Nel 1973 un noto pescatore di Giglio Porto, smagliando le reti su un peschereccio nella zona del Capelrosso, vide emergere dal mare la testa di una foca che, a poca distanza continuò ad osservarlo a lungo. Nonostante avesse a bordo una macchina fotografica, non pensò di fotografarla. Nel 1983, un marittimo di Giglio Porto, appassionato di pesca subacquea, nella zona dello “Specchio”, a circa 40 metri di profondità, si trovò davanti un enorme animale scuro, in posizione verticale sul fondo. Spaventatissimo, risalì immediatamente in superficie rischiando un’embolia. Riflettendo poi con maggiore tranquillità e chiedendosi di che tipo di animale si fosse trattato, si rese conto che si era imbattuto in un esemplare adulto di foca, sia per la posizione verticale sia per l’unico particolare che ricordava di aver notato con estrema certezza: un enorme paio di baffi!
Tali segnalazioni le inviai, nel 1986, a Giuseppe Notarbartolo di Sciara, che in un suo articolo pubblicato sul numero 3 del 15 Luglio di quell’anno sulla rivista AQUA, invitò a segnalare avvistamenti della foca monaca all’istituto TETHYS, associazione per la ricerca applicata alla protezione dell’ambiente marino, che all’epoca stava lavorando alla costituzione di un centro per la riproduzione e la reintroduzione della foca monaca nelle nostre acque.
Il sottoscritto, in un volume sull’arcipelago toscano edito nel 1975 dall’editore Tognoli di Antignano (Livorno), nel capitolo sull’isola del Giglio, aveva scritto:

“Le acque che circondano l’isola sono di una nitidezza superba e sono il regno delle più svariate specie vegetali ed animali. Fra queste la foca monaca, o meglio il “bove marino” (come la chiamano i pescatori), e che gli studiosi asseriscono essere ormai estinta in tutte le isole del Tirreno. Ma i pescatori sanno che nei punti più deserti dell’isola, di notte, i “bovi marini”, ancora presenti al Giglio, escono dal mare e si arrampicano sui liscioni di granito, forse essi stessi meravigliati che possano ancora esistere nell’epoca dell’inquinamento, dei luoghi con una natura così aspra, selvaggia, incontaminata”.

Nel 1999, il Circolo Culturale Gigliese, pubblicò un volumetto dal titolo “Morti Cristi spenti lumi”, scritto da Biagio di Bugia che, nel capitolo “Altri animali selvatici”, così ha raccontato la sua esperienza con una coppia di foche monache:

“La foca monaca è ormai in estinzione nel Mediterraneo: ce n’è qualcuna in Sardegna o in Corsica, poi non se ne vedono più in nessun posto. Ma ancora oggi sull’isola, durante il periodo invernale, se ne notano due meravigliosi esemplari. Forse sono un maschio e una femmina, senza dubbio sono foche molto vecchie e molto furbe perché altrimenti non sarebbero potute sopravvivere alla mano dell’uomo.
L’isola è un habitat ideale per loro, tant’è vero che in passato c’erano parecchi esemplari e i pescatori, ma soprattutto i contadini, gli avevano dato il nome di “bove marino”, perché durante il mattino o la sera tardi quando venivano a riva, sugli scogli, esse si spingevano all’interno dell’isola fino ad arrivare nelle vigne per poi rotolarsi per terra.
Ho sentito molte volte questa storia da vecchi contadini; mi sembrava quasi una favola, ma in realtà era proprio così. Un giorno di fine dicembre del 1993, in località “Scoglio di Pietrabona”, un posto a mezzogiorno dell’isola e precisamente sugli scogli dell’ “Archetto”, dove un fosso d’acqua dolce durante l’inverno scorre e si accumula della sabbia e gli scogli sono pianeggianti, esse si sono spinte fin lì per rotolarsi dentro la sabbia, che era tutta sottosopra perché veniva mescolata con le pinne ed il muso ed era tutta bagnata e piena di sterco.
Poi per qualche anno non si sono più viste; ero rimasto nel dubbio che qualche peschereccio le avesse prese con le reti per i pesci spada oppure che, mangiando i pesci presi nelle reti o nei tramagli, le foche, insieme al pesce, avessero ingoiato anche un pezzo della rete di nylon che (non riuscendo a digerirla) taglia loro le interiora. Questa infatti è stata la causa per cui molte di quelle bellissime creature sono scomparse.
Ma un bel giorno del ’96 sono ritornate; questa volta, sempre a mezzogiorno dell’isola, ma sopra le vasche di acqua che il mare tiene piene quando ci sono delle grosse mareggiate. Erano a circa due metri di distanza l’una dall’altra e rivolte con il muso verso il mare; mi sono avvicinato a circa 50 metri, ma al minimo rumore se ne sono accorte e con dei ruggiti strani si sono tuffate in mare.
Non le ho più viste, ma sono sicuro che sono ancora intorno all’isola, perché quest’anno, ormai pratico dei luoghi che frequentano e sapendo che lasciano in terra dei segni particolari, so che non si sono allontanate di molto; infatti a fine gennaio del ’96, nella cala a sud-ovest dell’isola e precisamente “Cala di Pietrabona”, a poche centinaia di metri dallo scoglio stesso da cui prende nome la cala, c’erano tracce dello stesso tipo di quelle dell’”Archetto”, dove qualche anno prima si erano rotolate nella sabbia e quindi sino sicuro che ancora oggi sono nei dintorni.
Quello che più dobbiamo sperare è che non rimangano vittima dell’uomo, perché sarebbe proprio una grande perdita, immane, senza rimedio”.

Armando Schiaffino - Presidente Circolo Culturale Gigliese

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Ultima modifica di Visir il Mer Giu 24, 2009 2:34 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 10:58 am

Sempre il 16, da Greenreport.it, il primo e unico articolo in cui si esprimono dei dubbi.

Ancora sull´avvistamento della foca monaca al Giglio
Spett. le redazione Greenreport,
riguardo all´articolo in oggetto mi permetto di mostrare quantomeno forti dubbi sul fantomatico avvistamento della Foca Monaca all´Isola del Giglio e vado a spiegare i perchè.
La foca Monaca è ormai scomparsa delle nostre coste da oltre 40 anni, e non se ne ha più traccia nemmeno in zone di protezione integrale come l´Isola di Montecristo e neppure nei supervigilati parchi marini della Corsica, dove peraltro il concetto di protezione del mare è lontano anni luce da quello italiano, purtroppo per noi.
Recentemente sono stato in visita proprio all´Isola di Montecristo dove questo simpatico mammifero viveva fino agli anni ´60, ma i guardia parco della Forestale che ogni giorno presidiano l´isola anche dal mare, mi hanno confermato che la sua presenza è ormai solo un lontano ricordo nonostante gli stringenti vincoli cui è sottoposta l´isola e il suo naturale isolamento dalla terraferma.
Attualmente una colonia di Foche vive stabimente nelle isole Sporadi, ad Alonissos esiste anche il centro di raccolta, cura e studio degli esemplari feriti, ma la colonia sopravvive negli isolotti di Piperi e cioè a 25 miglia a Nord Ovest dal primo posto abitato, in pieno Egeo, lontano da rotte commerciali e turistiche, in una piccola isola (ovviamente disabitata) in cui l´accesso è severamente vietato ed è circondata solo da altre isole disabitate dove le ferree regole del parco sono meno stringenti.
Altre colonie sono segnalate in Turchia ed Egeo e a questo punto viene quindi da domandarsi come abbia fatto questo esemplare (viste le abitudini gragarie, territoriali e costiere delle foche) a compiere questo tragitto di migliaia di miglia per andare a farsi fotografare proprio all´ombra della Torre del Campese, all´isola del Giglio e cioè in una realtà fortemente turistica, abitata tutto l´anno e dove d´estate il traffico nautico è impressionante, sulle rotte di navi commerciali e traghetti, tantopiù in un periodo in cui c´è un acceso dibattito sull´opportunità di istituire un´area marina protetta e in un momento di crisi economica in cui i fondi per la gestioni di questi oasi sono ormai ridotte al lumicino. Ecco quindi spuntare la Foca Monaca!
Sono anch´io rimasto colpito dalla notizia visto che frequento l´isola da molti anni, ma poi con calma, una volta passato l´entusiasmo iniziale ho fatto queste considerazioni sulle quali vi pregherei di volervi soffermare.
Quelle foto non dimostrano ovviamente niente perchè potrebbero essere state scattate in Grecia, in Turchia, in Africa o chissà dove, se non addirittura scaricate da internet.
Direi che il paragone fra l´Isola del Giglio e lo sperduto scoglio di Piperi è quantomeno improbabile e questa notizia sembra una bufala montata ad arte per attrarre qualche contributo europeo per gli ormai asfittici parchi marini italiani.

Spero di sbagliarmi ma ragionando a freddo ed essendo pratico di mare sopra e sotto il pelo dell´acqua, non riesco proprio a crederci.
Cordialità.
Alessandro Staderini, Siena

RISPONDE LA REDAZIONE
Gentile lettore,
una foca é stata avvistata e fotografata pochi anni fa nel canale di Piombino, ben più a nord del Giglio. L´anno scorso un esemplare é stato avvistato in Sicilia. Le foche bazzicano anche le isole della Dalmazia, ben più a nord del Giglio. E´ così difficile che un esemplare giovane, come ha detto subito legambiente, possa aver raggiunto il Giglio durante i lunghi vagabondaggi che sembrano caratterizzare questa specie? E poi perché un signore di Pistoia che l´ha fotografata, e diverse persone del Giglio e turisti che hanno confermato l´avvistamento, dovrebbe aver deciso di fare questo scherzo? In quanto all´accusa di voler attrarre finanziamenti europei per i parchi marini forse il lettore non sa che al Giglio l´Area Marina protetta non c´è.
E la bufala poi chi l´avrebbe architettata? Esiste inoltre, lo ha trasmesso anche la Rai, un filmato che documenta la presenza stabile della Foca monaca in Grecia anche molto vicina ad un centro abitato.
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 11:08 am

Buon ultimo, il responsabile ambiente del Partito democratico Ermete Realacci interviene annunciando un'interrogazione parlamentare e rilancia l'AMP.
Dalle pagine elettroniche del solito Greenreport.it, 19 giugno:


Foca monaca al Giglio. Realacci: «Cosa intende fare il ministro dell’ambiente?»

LIVORNO. Dopo il clamore sollevato dall’avvistamento di un esemplare di foca monaca al Giglio, sulla questione interviene il responsabile ambiente del Partito democratico, Ermete Realacci, che annuncia una interrogazione parlamentare al ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, già redatta e inviata.

«Lo scorso 7 giugno è stato segnalato nelle acque dell’Isola del Giglio un esemplare di foca monaca – dice il parlamentare democratico - L’avvistamento è corredato anche da una documentazione fotografica. Si tratta di un evento eccezionale nei nostri mari oltreché di straordinaria importanza scientifica dal momento che la foca monaca è una specie considerata estinta dai mari italiani. Nonostante la rilevanza del fatto, non ci risulta che dal ministero dell’ambiente, come sarebbe invece opportuno, sia stata intrapresa alcuna azione di indagine, per verificare la consistenza della segnalazione e predisporre le necessarie azioni di prevenzione e tutela».

«Un avvistamento eccezionale come quello del Giglio, così vicino ad una costa abitata è un segnale positivo che potrebbe confermare la bontà della protezione marina intorno alle isole minori dell’Arcipelago toscano. Per questo si chiede al Ministro se non intenda come richiedono ben tre leggi dello Stato, e come l’Unione europea ci invita a realizzare al più tardi entro il 2012, avviare l’iter istitutivo dell’area marina protetta nell’Arcipelago Toscano».

«Si tratterebbe inoltre di un’azione in linea con gli impegni internazionali presi dell’Italia per la protezione del mare e della sua biodiversità e confermati al recente G8 di Siracusa con l’approvazione della “Carta di Siracusa” proposta dallo stesso Ministero dell’Ambiente».

Nella sua interrogazione Realacci ricorda che «la Foca monaca viveva fino agli anni ´60 anche in alcune isole dell´Arcipelago Toscano (sono molte le cale che si chiamano del bue o bove o vacca marini, come veniva chiamata la foca) e ne frequentava i mari, ma quasi certamente oggi non si riproduce più nelle isole toscane. Negli anni, tuttavia, sporadicamente sono avvistati alcuni esemplari, probabilmente giovani erratici. Sebbene la foca monaca sia un animale ormai raro e protetto internazionalmente, rimane il più minacciato dei mammiferi marini. Nonostante la presenza di numerosi dati scientifici, le leggi di protezione dei singoli Stati, oltre alle norme internazionali, la perdita di esemplari non si arresta».

L’esponente del Pd sottolinea l’importanza come indicatore biologico del raro mammifero marino e che la convivenza tra questi aniu imali e l’uomo è non solo possibile, ma rappresenta oggi un motivo di sviuppo economico: «nel Mediterraneo esistono “isole felici” in cui la presenza della foca monaca , da “disturbo” per i pescatori si è trasformata in risorsa economica: ad Alonissos, in Grecia, la riserva marina di tutela per questi pinnipedi è vitale per il turismo e per la piccola pesca costiera e gli animali si stanno re-insediando in altre isole ed anche nei pressi di coste abitate».
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 11:11 am

Un primo commento personale: niente di nuovo sotto il sole....

- Iniziamo dal primo articolo di Mazzantini. Tutta la parte generica è frutto di un banalissimo copia-incolla, decisamente datato (19.09.2006):
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=3727.
Da "Per l’Onu sono ormai rimaste...." fino alla fine.
Niente di male, ma anche niente di nuovo. Forse si poteva almeno togliere il pezzo relativo alla conferenza internazionale di Kemer... insomma: "appena terminata"... tre anni fa!

- Il copia-incolla sembra inarrestabile. Realacci manca davvero di fantasia: dalla manfrina sul "bue marino" alla "bontà della protezione", dalla "costa abitata" all'AMP invocata "da ben tre leggi dello stato e dall'Uinone Europea" alla "carta di Siracusa", non fa altro che ripetere, parola per parola, quanto già scritto da Mazzantini.

- Come detto, davvero carini i due scritti di Galli e Schiaffino. Ma perché omettere la loro appartenenza politica brotheliana? Nel testo di Schiaffino, poi, abbiamo una testimonianza davvero incontrovertibile nella sua onomatopea:
quella del Sig. Di Bugia... Very Happy
Certo che 'ste foche agili arrampicatrici e ghiotte di succosa uva.... altro che disturbo antropico, inquinamento o pesca: sono state certamente sterminate dai viticoltori furibondi... Very Happy Very Happy
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Messaggio  Visir Lun Giu 22, 2009 5:43 pm

ANALISI. LOGICA?

Stabilire se la notizia sia vera, o se si tratti di una semplice bufala, non è al momento possibile. Quantomeno con i mezzi disponibili su internet.
Non dirò pertanto che non ci credo, o che non sia vero: dirò solo che sussistono i motivi per avere dei dubbi, e, soprattutto, che se anche fosse accertato l'avvistamento, non significherebbe assolutamente niente. Né rispetto all'amp, né rispetto ad altre analisi ambientali. Aggiungerei che non si tratterebbe nemmeno di una "buona" notizia: le foche monache sono davvero poche, e una dispersione isolata così lontana dalle poche colonie rimaste non farebbe altro che diminuire le capacità di sopravvivenza della specie.

Veniamo ai fatti:
L'autore delle foto è apparentemente "insospettabile". Non sembra legato a gruppi politici o ad associazioni potenzialmente "interessate". E' una persona colta, un medico, e un buon fotografo dilettante, con oltre 2000 foto pubblicate su Flickr
( http://www.flickr.com/people/marcoprete/ )
Possibile che...

- voglia farsi un po' di sana pubblicità? E' un dilettante, ma ha già pubblicato qualcosina di "semi-professionale"..
- abbia scattato solo tre foto, e non qualche centinaio, come si conviene in questi casi, magari con dei riferimenti a terra?
- in "due ore circa" di osservazione, a nessuno dei presenti sia passato per la testa di avvisare la Capitaneria, o di andare a prendere una telecamera? Senza contare che ormai tutti hanno un telefonino in grado di scattare foto e video: nessun'altra documentazione?

Naturalmente, è possibile che una documentazione molto più completa esista, e che sia stata tenuta da parte per essere diffusa solo dopo le prevedibili reazioni degli scettici come me, o che sia stata venduta in esclusiva al National Geographic. Anche per questo ho aspettato un po'... e finora, non mi è arrivata ancora nessuna notizia in tal senso.

E veniamo ai testimoni oculari.
Quanti, e soprattutto, CHI sono?
- Secondo la versione di Marco Prete, si tratta di "pochi".
- Secondo la redazione di Greenreport, sono "diverse persone del Giglio e turisti che hanno confermato l´avvistamento".

Nessun elenco dei presenti disponibile, nessun numero certo, nessuno che si sia fatto intervistare o che abbia rilasciato dichiarazioni pubbliche al riguardo. Eppure, il 7 giugno era domenica, erano le 11 del mattino, ed era una bella giornata di sole. Giglio Campese semideserta? Nessuno, proprio nessuno che in due ore chiami amici, figli o parenti a partecipare all'evento?

Pazienza. Ma questa foca, da dove arriva?
Presumibilmente, dalla Grecia. Svariate centinaia di chilometri di viaggio.
Ora: la foca monaca è un animale essenzialmente costiero, diurno, che pur effettuando apnee discrete (mediamente 10/15 minuti) deve ovviamente respirare.
E quindi:

- possibile che durante il lungo viaggio NON SIA MAI STATA AVVISTATA DA ALTRE PERSONE?
- se accettiamo il principio che venga dalla Grecia, è probabile che sia transitata dalle coste campane e laziali, le più inquinate della penisola, correndo il "rischio" di essere avvistata. Anche in uno di questi "posticini":
http://www.internapoli.it/public/fotoarticoli/15048_costa%20vietata.jpg

In quel caso, poteva anche capitare a Ischia, magari nelle acque NON BALNEABILI DELL' AREA MARINA PROTETTA..

Chissà se anche in quel caso si sarebbe parlato di "spot pubblicitario" per l'amp....

Va beeeene, la foca è arrivata zitta zitta, s'è fatta vedere per due ore, poi è scomparsa.
Ma dove se ne sarà andata? Da quasi 15 giorni è sparita. Possibile che nessuno l'abbia più vista? Ribadisco che è animale non proprio minuscolo, almeno due metri e un paio di quintali, vive lungo le coste, emerge per respirare almeno ogni quarto d'ora...
E se malauguratamente fosse morta, galleggerebbe a lungo prima di decomporsi.
Niente. Sparita nel nulla.
E' la prassi, in questi casi. Greenreport parla di un avvistamento piombinese, su www.focamonaca.it si parla di una foca in basilicata, su
http://www.centrostudinatura.it/news/default.asp?id=119 ecco addirittura che si parla (ma non si filma...) di una allegra famigliola con cucciolo (sic!)....
Sempre e comunque, avvistamenti fini a sé stessi, isolati e mai ripetuti.
Del resto, succede così anche a Loch Ness....

Tralasciamo poi la curiosa "coincidenza politica".
Proprio mentre il Giglio passa di mano, e la giunta filo-amp di Brothel viene sepolta sotto una valanga di schede ortelliane... ecco sbucare il simpatico musetto baffuto, esattamente al momento giusto per poter fare da "spot pubblicitario per l’istituzione finalmente di un’area marina protetta vera nell’Arcipelago Toscano"

Questi i dubbi, credo legittimi.
Ma volendo anche ipotizzare che effettivamente un esemplare errante sia capitato dalle nostre parti, faccio mio l'ottimo intervento (15.06) dell'amico Dreamer su Camminando:


Ci stiamo focalizzando troppo...
I portatori di buoni sentimenti che occupano le pagine dei giornali in questi giorni sostengono l'eccezionale importanza della foca monaca al Giglio.
Ammesso e non concesso che ci fosse davvero, ma mi dite che cosa rappresenta ?
Le coste italiane sono tutte, senza eccezione , eccessivamente antropizzate e non consentono più, in alcun modo nè la sopravvivenza , nè la riproduzione della foca che necessita invece di ampi spazi tranquilli per poter sopravvivere.
Li ha ancora (e non si per quanto), in Egeo, in Mauritania ed in Marocco , ma non li ha più da cento anni in Costa Azzurra e da 40 in Sardegna.
Non è colpa nostra, ci sono animali che si abituano a convivere con l'uomo, altri no.
Montecristo è riserva integrale per la protezione della foca da 30 anni e la foca non c'è più tornata ; il fatto che uno o due animali erranti in spostamento dalle colonie mediterranee si fermino qui non vuol dire assolutamente niente se non che sono venuti a vedere la situazione e sono andate via.
Pensare che, come qualcuno scrive, al Giglio ci siano furbissime foche stanziali che si nascondono, è da poeti e non da etologi.
Sostenere poi che la fochina di turno merita l'AMP è la dimostrazione che non si è fatta vedere per caso il 7 giugno.
W LA FOCA


..grossomodo, gli stessi concetti espressi proprio qui...
https://laltroparco.forumattivo.com/mare-f19/fauna-marina-la-leggendaria-foca-monaca-t91.htm

In buona sostanza, ritengo molto importante, soprattutto in funzione conservativa della biodiversità, provare con forza a tutelare questi pinnipedi, ma non al Giglio o a Montecristo, bensì dove ciò è ancora davvero possibile. Monitoraggio attento ma non invasivo, protezione dei siti riproduttivi, "salvataggio" dei cuccioli in difficoltà onde ridurre la comunque naturale alta mortalità infantile....
Mi chiedo anche se esista un effettivo censimento aggiornato, considerando che i dati disponibili appaiono piuttosto vaghi o datati, e se a nessuno sia venuto in mente di seguire gli spostamenti tramite radiocollari o simili.


Per quanto ci riguarda più da vicino, forse è invece meglio occuparsi di riduzione dell'inquinamento, di razionalizzazione e gestione della pesca professionale, di lotta al bracconaggio, di regolamentazione della nautica... nonché, come sempre, di fare informazione corretta, senza passare dal catastrofismo alle pie illusioni secondo convenienza politica o economica. Wink

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Messaggio  Visir Mer Giu 24, 2009 1:27 pm

Il puzzle di Tozzi

Con un articolo apparso sulla Stampa e ripreso da numerosi siti on-line, il nostro Presidente si cimenta in un delicato montaggio degli articoli che abbiamo visto in precedenza.

Un eccezionale avvistamento di foca monaca nel Tirreno centrale si sta trasformando in una ennesima querelle, tutta italica, di fazioni attestate sui lati opposti del presunto sviluppo e della conservazione dell’ambiente. All’inizio di giugno, nelle acque dell’isola del Giglio (il mare più pulito d’Italia), viene fotografato un esemplare adulto di foca monaca, forse una femmina, che fa immediatamente sperare che la specie non sia estinta, come si credeva.
Un’ottima notizia in un anno in cui è scomparso, per esempio, un altro mammifero acquatico come il delfino bianco del Fiume Giallo in Cina. Le foche monache ancora abitano il Mare Nostrum, ma sono diventate rarissime a causa dell’atteggiamento predatorio degli uomini che le hanno da sempre massacrate senza pietà e scacciate dai loro luoghi abituali di riproduzione. La loro presenza nel Mediterraneo è ridotta a pochi nuclei nell’Egeo, nello Ionio e nel Mar Nero, attorno alle coste istriane e lungo la costa nord-africana. In Italia è stata talvolta sporadicamente avvistata a Montecristo e in Sardegna, dove certamente si rifugiava stabilmente, ma è poi sparita per anni.
«Bove marino» la chiamavano i gigliesi decenni fa, quando era frequente ritrovarla in mezzo ai filari di vite intenta a rotolarsi a terra. Tanto che molti scambiavano gli egagropili (quelle pallottole fibrose di posidonia che si accumulano sulle spiagge) per «deiezioni di bove marino». Nel 1983, un subacqueo notò un enorme animale scuro, in posizione verticale, sul fondo. Spaventatissimo, risalì immediatamente in superficie rischiando un’embolia, ma si rese poi conto di essersi imbattuto in un esemplare adulto di foca, non tanto per la posizione verticale, quanto per l’unico particolare che ricordava di aver notato con certezza: un enorme paio di baffi! Nei punti più deserti dell’isola, di notte, i «bovi marini» uscivano talvolta dal mare e si arrampicavano sui liscioni di granito a godersi la luna. Ma per anni non erano state più avvistate: catturate con le spadare oppure uccise dall’ingestione delle reti di nylon casualmente ingoiate con i pesci strappati alle reti.
Mentre in qualsiasi altro posto del mondo l’intera comunità sarebbe stata contenta per il ritorno di un magnifico animale, simbolo stesso di ambienti incontaminati e possibile catalizzatore di turisti, in Italia, per qualcuno, la comparsa del pinnipede più raro del pianeta sembra aver causato un certo spavento. La nuova maggioranza (di centrodestra) che si è appena installata al Comune del Giglio sembra temere la foca come indicatore biologico dell’eccezionale qualità del mare, perché da qui all’istituzione definitiva di un’area marina protetta il passo potrebbe essere troppo breve. E un vincolo, seppure giustificato e foriero di possibilità di sviluppo prima neppure pensabili, è sempre un vincolo. Infatti al Giglio si parla il meno possibile dell’eccezionale avvistamento, laddove altri amministratori si sarebbero immediatamente vantati di quella rara garanzia di qualità ambientale (basti pensare alle isole greche che, sulla sporadica presenza della foca, hanno costruito una fortuna turistica). Addirittura qualcuno solleva il dubbio che si tratti di una montatura giornalistico-ambientalista: insomma la foca ha destato sospetti e apprensione, ed è diventato un problema politico da tenere sottotraccia.
Nonostante la rilevanza scientifica e ambientale dell’avvistamento, non risulta che dal ministero dell’Ambiente sia stata intrapresa alcuna azione di indagine per predisporre le necessarie azioni di prevenzione e tutela. Eppure si tratta di un segnale oggettivamente positivo, che conferma la necessità di una protezione marina più stretta intorno alle isole minori dell’Arcipelago Toscano, come peraltro richiedono ben tre leggi dello Stato, e come l’Unione Europea ci invita a realizzare (al più tardi entro il 2012), oltretutto in linea con gli impegni internazionali presi dell’Italia per la protezione della biodiversità marina al recente G8 di Siracusa con l’approvazione della «Carta di Siracusa» proposta dallo stesso ministero dell’Ambiente. Ma chi ha paura della foca monaca?

Mario Tozzi (da LA STAMPA)
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Messaggio  Visir Mer Giu 24, 2009 1:34 pm

e il Ministro dice....


di Maria Corbi, fonte ''La Stampa''

Ministro Stefania Prestigiacomo, una foca monaca fa capolino nelle acque dell’arcipelago toscano, vicino all’isola del Giglio, e gli amministratori locali invece di esultare cercano di nascondere la notizia per evitare vincoli ambientali. Il ministero è sembrato disattento. Chi ha paura della foca monaca?
"Nessuno. Siamo molto contenti di questo avvistamento ovviamente. A noi è stato rimproverato di non aver messo in campo indagini scientifiche, di ricerca, ma è insostenibile per lo Stato. Non possiamo certamente impegnare mezzi pubblici nel Mediterraneo alla ricerca di una foca monaca. Una singola apparizione è poco, abbiamo comunque allertato tutto il sistema delle riserve marine nazionali".

Secondo Legambiente il ritorno della foca monaca è il migliore spot pubblicitario per l’istituzione di una vera area marina protetta nell’Arcipelago Toscano, come richiede anche l’Europa...
"A me non risulta in questi termini. La richiesta deve arrivare dal territorio. Noi siamo assolutamente d’accordo a proteggere e tutelare più aree possibili e ne stiamo autorizzando due - nel Cilento e le secche della Meloria nel livornese - ma poi occorrono anche le risorse e in questo momento non ci sono. Però non significa che sarà così anche per i prossimi anni".

C’è chi dice che è proprio la giunta del Giglio a non volere un area protetta per paura di vincoli.
"Non è più così. Era un vecchio atteggiamento. Quello che va spiegato è che le aree protette non vengono sottratte alla fruizione, ma questa va regolata in modo da salvaguardare gli ecosistemi e nello stesso tempo far godere alle persone questi paradisi. Quest’anno renderemo ancora più facile l’accesso alle riserve marine per gli amanti di questi pezzi d’Italia a volte un po’ inaccessibile".

Come?
"Entrerà in vigore il nuovo regolamento omogeneizzato per tutte le riserve che darà la possibilità ad alcune imbarcazioni, quelle a vela o quelle che hanno motori che non inquinano e sistemi di smaltimento delle acque nere, di accedere in queste aree. E ci sarà la possibilità di esercitare l’attività subacquea che come sappiamo in alcuni posti fino a oggi era completamente vietata".

Prevedo altre polemiche...
"Sono dell’idea che queste riserve fintanto che vengono tutelate e valorizzate hanno una grande possibilità di vivere con risorse in più, fintanto che rimarranno chiuse e non accessibili potranno vivere solo con le poche risorse statali".
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Messaggio  Visir Mer Giu 24, 2009 2:17 pm

Una risposta al Presidente diventa, a questo punto, doverosa.


Egregio Presidente Tozzi,
ho letto i suoi ultimi interventi sulla stampa e, come spesso mi accade, non ho saputo resistere alla tentazione di risponderle.
Chi ha “paura” della Foca monaca? Nessuno, ovviamente. Un animale pacifico e timido, prezioso per chiunque abbia a cuore la conservazione della biodiversità non può certo generare “paure” di alcun genere. Ma è anche vero che se si esce dalla logica scientifica, sfruttando impropriamente miti e leggende, qualche apprensione potrebbe anche essere giustificata.
Trent’anni fa, Montecristo venne chiusa alla pesca, al traffico marittimo e financo alla balneazione “al fine di proteggere la Foca monaca”. Se effettivamente fosse stata presente sull’isola una colonia vitale di questi pinnipedi il provvedimento sarebbe stato ampiamente giustificato, considerando la scarsa adattabilità della specie e la nota sensibilità al disturbo antropico, ma così non era, purtroppo.
Le foche erano già da tempo scomparse, e se anche qualche sparuto esemplare, sopravvissuto miracolosamente ad una feroce mattanza durata secoli e alla quasi totale scomparsa di siti adatti alla riproduzione (come ben sa, le grotte sono state solo un pessimo e insicuro palliativo: servivano, e servono, spiagge isolate e protette, prospicenti ad acque pulite e ricche di prede) poteva ancora frequentare le acque tirreniche, era già allora ben chiaro che si trattava solo di una pia illusione.
Da allora, Montecristo è rimasta chiusa a tutti, tranne che agli arcinoti “vip” in cerca di un’esclusiva privacy. Di foche, ovviamente, nemmeno l’ombra, ma in compenso, grazie anche a chi, come lei, ribadisce la necessità di impedire quel minimo “sfruttamento” turistico che consentirebbe, fra l’altro, di reperire fondi in maniera autonoma, stiamo pian piano perdendo un tesoro non solo ambientale ma anche storico e culturale. Il guardiano se n’è andato, non si sa se come e quando verrà sostituito, e quel poco di manutenzione alla parte “antropizzata” non è più garantita.
Rovinose frane e decine di alberi enormi sradicati e lasciati in bella vista sembrano mostrare un palese dissesto idro-geologico (ma qui siamo nel suo campo: ci faccia sapere..).
Alcuni manufatti, come il magazzino dei Pescatori, importantissimi per la conservazione della memoria storica, stanno cadendo a pezzi. La Villa Reale è in discrete condizioni, ma è stata saccheggiata negli arredi e presenta vistosi segni di scarsa manutenzione, fatte salve le splendide attrezzature di cucina, apparentemente nuovissime e degne di un ristorante “tre forchette”: ma a chi dovrebbero servire? Viene il sospetto che i nostri amici vip non abbiano perso il vizio…
Il piccolo museo è in condizione penose: quattro stelle marine muffite, quattro barattoli dal tappo rugginoso contenenti organismi rinsecchiti dall’evaporazione dei liquidi conservanti, e buon ultimo un grande acquario dove un paio di poveri pesciotti sopravvivono miracolosamente nonostante il ricircolo e la filtrazione siano interrotti durante i lunghi periodi di inattività del generatore.
E tralasciamo il problema ailanto, la cattiva gestione faunistica di capre e ratti, gli alberi malati e un’avifauna che, almeno a prima vista, pare costituita quasi esclusivamente da voraci gabbiani reali pronti a trasformare il poetico “autogrill per piccoli migratori in sosta dopo un lungo viaggio” in una sorta di fast-food per laridi.

Questi sono i risultati del “vostro” modo di gestire un’area protetta.
E siccome i Gigliesi hanno sotto gli occhi le similari condizioni di Giannutri, ecco che anche una timida foca può fare paura. Chiuderete alla balneazione la spiaggia di Giglio Campese? O impedirete ai viticoltori di recintare le loro vigne, lasciandole saccheggiare da conigli e mufloni, nella convinzione che vadano salvaguardate le famose “foche arrampicatrici vegetariane” (Monachus messner-tozzii) ghiotte di succosa uva? A questo punto, rimuoverei anche ogni ostacolo che impedisca la nota propensione delle murene ad uscire dall’acqua per accoppiarsi con le vipere…

Caro Presidente, ancora una volta la invito a riflettere. Questo modo di intendere la protezione e la conservazione dell’ambiente si è rivelato fallimentare. Troppo slegato dalle realtà locali, troppo burocratico e formale (ha presente quanto sia difficile e complesso, ad esempio, effettuare una banale disinfestazione dalle zecche in un’area protetta?…… si, credo proprio che lo sappia….) e soprattutto troppo arroccato nella convinzione che chiunque proponga soluzioni alternative sia in qualche modo un vostro avversario. Lei, due settimane fa, parlava di overfishing come della “più spietata e inarrestabile arma di distruzione ambientale”. Leggendola, non potevo che essere d’accordo con lei al 100%: al di là dello squilibrio ambientale, siamo così irresponsabili e folli da rischiare seriamente di esaurire una risorsa che potrebbe essere inesauribile, se ben gestita. Riduzione dello sforzo di pesca e delle flotte, fermo biologico, stretto legame del pescatore al territorio, lotta al bracconaggio… e, certamente, anche aree di ripopolamento con totale interdizione alla pesca o con rotazione periodica delle zone di pesca. Queste le contromisure che mi aspettavo avrebbe invocato. E invece, cosa mi viene a dire? Che l’unica mossa possibile contro quest’insensato massacro sono le AMP? Addirittura, ci spiega che le Orate, per “riprodursi in pace”, hanno bisogno di una certa privacy e non vogliono essere disturbate da qualche snorkeler guardone?
Mi scusi, Presidente: le Orate hanno solo bisogno di non essere pescate prima di aver avuto il tempo materiale di riprodursi. Sia rispetto ai tempi biologici necessari al raggiungimento della maturità sessuale, sia rispetto ai periodi di frega, quando proprio il concentrarsi degli esemplari maturi stimola i voraci appetiti della pesca industriale.

Regolamentare e contingentare l’afflusso nelle zone più pregevoli è doveroso, e concordo anche sulla necessità di mantenere, in certe situazioni particolari, delle aree di riserva integrale. Ma come lei stesso dice, se è vero che “una cernia viva viene vista da migliaia di persone, una morta viene mangiata solo da tre o quattro” occorre anche un po’di realismo nello stabilire criteri e numeri.
Nel rispetto della scienza, il divieto di balneazione (contingentata, ribadisco) è sostanzialmente assurdo ovunque (Foca monaca a parte, naturalmente…). E, rispettando tutti i protocolli etici che si vuole, l’apertura alla subacquea è certamente un ottimo mezzo per autofinanziare la tutela ambientale marina. Del resto, mi pare che le indicazioni che vengono dal Ministero confermino che le teorie che sostengo da anni non sono forse poi così “indecenti”…

Avremo modo, mi auguro, di parlarne presto a voce.
Per ora la saluto e la ringrazio per la cortese attenzione: se poi volesse togliermi qualche piccolo dubbio circa l’attendibilità dell’avvistamento fochesco, la rimando con questo link al mio forum laltroparco, dove potrà smentire noi mafidati santommasi semplicemente rispondendo a qualche domandina che per ora non ha ancora trovato risposta…

https://laltroparco.forumattivo.com/amp-aree-marine-protette-possono-funzionare-f9/foca-monaca-al-giglio-t193.htm#440


Cordialmente come sempre,
Yuri Tiberto
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Messaggio  gabriello galli Sab Giu 27, 2009 12:39 pm

Egregio Sig. Visir
ho letto solo oggi e per puro caso (leggendo un'articolo di Yuri Tiberto su GiglioNews ) il suo commento ad una favola che ho scritto e desidero precisarLe quanto segue:
- per prima cosa la favola di elettorale non aveva proprio nulla in quanto scritta ad urne aperte, a schede scrutinate, a risultato certificato, a Giunta Ortelli eletta ed era soltanto un mio modo, credo garbato ed ironico, di intendere l'avvistamento della ormai famosissima foca monaca, che a Lei sia piaciuto o meno;
- per quanto riguarda il fatto che nessuno ha scritto che ero candidato con la lista Brothel la cosa è molto semplice:
ho inviato la favola unicamente ai due siti internet che si occupano dell'Isola del Giglio ( Giglionews e Isoladelgiglio.net),luogo in cui sono molto conosciuto in quanto isolano sia dalla totalita' dei residenti che dagli affezionati turisti che da anni vengono sull'Isola e non avevo bisogno di aggiungere altro.

Per pura e semplice informazione Le aggiungo che, come il mio cognome testimonia, ho fortissime radici Campesi in quanto mio nonno Umberto Galli era di Marina di Campo come gli altri 8 fratelli Mario, Antenore, Settimo, Giuseppa, Lucia, Giovanna,Quintilio.Ed ho ancora lì degli splendidi cugini, Roberto Marilia Loriana Bianca.
E, comunque, aveva ragione la cernia in quanto subito si è ricominciato a fare la guerra al Parco ed alla AMP, lotta contro i mulini a vento ( si legga quanto ha scritto sulla stampa il Ministro dell'Ambiente e quanto scrive Yuri Tiberto dove una dice che l'Amp è stata bloccata dalle Giunte di Sinistra l'altro afferma invece che è stato il Ministero dell'Ambiente a volere una zona A all'Isola del Giglio contraddicendo l'Onorevole Prestigiacomo).
Cordialmente.

Gabriello Galli


P.S. Quando ritornerò a Campo La verrò a trovare per scambiarci qualche opinione.

Visir ha scritto:Il 16, sempre su Greenreport.it, ecco un commovente commento fiabesco-elettorale del Sig. Gabriello Galli, il quale, ve lo diciamo noi perché nessuno ne ha fatto cenno, era un candidato alle elezioni comunali per la lista dell'ex-sindaco Brothel, contrapposta a quella del vincente Ortelli.

La foca monaca, forse è andata così ...
di Gabriello Galli

Una folata di vento fece volare in mare dei fogli che piano, piano cominciarono ad andare al largo e ad affondare. Negli abissi una cernia uscì dalla propria tana per fare il giretto mattutino e notò qualcosa di bianco che scendeva verso di lei. Incuriosita si avvicinò e distinse chiaramente che si trattava di carta scritta dall’uomo e cominciò a leggere: era il programma elettorale della Lista Ortelli. Si concentrò sui paragrafi che interessavano il suo mondo ed immediatamente si diresse verso il Castello di Re Delfino. Messo al corrente della cosa il Re convocò seduta stante il Gran Consiglio del Regno degli Abissi; c’erano tutti, orate e spigole, gamberi e dentici, cernie e totani, occhiate e boghe, sardine e triglie, tonni e calamari, insomma non mancava nessuno. La decisione fu unanime e fu incaricata la foca monaca di portare il messaggio, anche questa volta con scelta unanime. Lei perché più di ogni altro abitante degli Abissi è il simbolo e l’ attestato massimo per chi protegge tale ambiente. Lei che da anni non si faceva più vedere. Ed anche la data non fu scelta a caso il 7 Giugno 2009, l’ultimo giorno dell’Amministrazione Brothel perché, saggiamente e correttamente, gli attestati di stima vanno tributati quando si è ancora in carica, se veramente sentiti, e non dopo, più che altro formali. E così la nostra foca fece al Campese, divertendosi un mondo, tra capriole e tuffi. Due giorni più tardi una cernia uscì dalla propria tana per fare il solito giretto mattutino e notò ancora una volta qualcosa di bianco che scendeva verso di lei. Si avvicinò di nuovo; questa volta era un foglio di giornale con tanti numeri e nomi. Capì subito che all’Isola del Giglio sarebbe ricominciata la guerra al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, come 15 anni prima, così come quella all’Area Marina Protetta. Capì anche che sarebbe stata una lotta contro i mulini a vento, che sarebbe costata, come 15 anni prima, soldi e spreco di risorse umane e non avrebbe portato a nulla se non ad isolare ancora di più l’Isola. Ma la cosa più importante di cui la nostra cernia si rese conto era che 2 cittadini su 3 del Giglio volevano proprio questo. Amarissimo da digerire ma onesto e democratico ammetterlo. Informò di ciò il Re Delfino il quale di nuovo convocò il Gran Consiglio del Regno degli Abissi e tutti ascoltarono allibiti. Alla foca monaca scese una lacrima dai suoi grandi occhioni ...

gabriello galli

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Messaggio  Visir Dom Giu 28, 2009 1:35 pm

Caro Gabriello,
per prima cosa, passando ad un amichevole "tu", (scusami ma detesto i formalismi... Wink ) ti rinnovo pubblicamente quanto ti ho scritto in privato appena vista la tua graditissima iscrizione al forum: benvenuto! Very Happy

Visir e Yuri Tiberto: siamo ovviamente la stessa persona. Uso questo nick perché mi piace un sacco e lo considero come una sorta di portafortuna... e poi me lo ha affibbiato nientepopodimeno che il mio amico Mazzantini! E mai e poi mai mi permetterei di contrariare una tale Autorità Ambientale Assoluta! pirat

Dici che la tua favola era "soltanto un modo, credo garbato ed ironico, di intendere l'avvistamento della ormai famosissima foca monaca, che a Lei sia piaciuto o meno" e "di elettorale non aveva proprio nulla"
Dunque: intanto il tuo scritto era proprio carino, "garbato e ironico", e a me è assolutamente piaciuto. Non puoi però dirmi che non avesse un marcatissimo sapore "elettorale", seppure postumo.
Vedi, in questi anni ho scritto alcune centinaia di "pezzi", fra articoli veri e propri, commenti, post e vignette su Amp, Parco, natura e turismo in genere. E ne ho letti, credo, svariate migliaia scritti da altri.
Sui contenuti, non è facile smentirmi. Cerco anche di essere preciso e di usare i termini più appropriati, ma ciononostante commetto a volte qualche umano errore. Ed ecco che immancabilmente si cerca il "pelo nell'uovo": se avessi definito la tua bella favola "commovente SPOT fiabesco-elettorale" avresti avuto ragione di lamentarti.
Ma io ho scritto "COMMENTO"... e mi pare di non essere uscito dal seminato.
Ad elezioni finite, si scrivono appunto dei "commenti elettorali".
Forse sarebbe stato più corretto scrivere "post-elettorale", ma essendo stato fatto da un candidato, e quindi manifestamente appartenente ad una precisa fazione TUTTORA in campo, seppure come forza di minoranza o opposizione che dir si voglia, assume comunque un valore politico e, per estensione, "elettorale".
Lo stesso discorso vale per la "non pubblicità" del tuo "status" di candidato: tu dici di essere conosciuto al Giglio, e quindi ti firmi solo con nome e cognome.
Giustissimo, è esattamente quello che faccio io all'Elba. Anzi, nel mio commento a Tozzi, l'ho fatto anche su Giglionews, dove ho scritto solo una o due volte e non sono certamente "conosciuto". Approvo quindi la tua recriminazione, ma devo dirti che la favola fochesca è stata pubblicata anche da Greenreport e, qui all'Elba, dal quotidiano Elbareport.
Così come lo scritto di Schiaffino. E in entrabi i casi, omettere la "provenienza politica" a lettori che non hanno il privilegio di conoscervi mi è sembrato, diciamo, non proprio correttissimo.
Nessuna "colpa" da parte tua, senz'altro. Ma un po' di "furbizia" da parte delle redazioni, direi proprio di si.

E la cernia? La cernia forse aveva ragione, forse no: vedremo. Quello che è certo è che la nostra amica foca non è stata strumentalizzata da chi vorrebbe ricominciare la guerra al Parco... mi pare siano altri che due minuti dopo sono usciti con comunicati che parlavano di "spot pubblicitario per l'amp"... Cool

ps: "l'altro afferma invece che è stato il Ministero dell'Ambiente a volere una zona A all'Isola del Giglio".
Leggo solo ora la controreplica (ottima) di Feri. Avevo cercato in archivio i dettagli, ma su Giglionews la ricerca è molto laboriosa, e qui sull'altroparco non ho ancora avuto il tempo di ricostruire l'iter amp del Giglio (anche se l'avevo previsto e preimpostato...).
Sono quindi andato a memoria: la Giunta presenta (generosamente) la sua proposta (contrariamente all'Elba, dove forse anche grazie alle "mie" firme sono stati più prudenti), e il Ministero, invece di approvarla al volo ringraziando commosso per tanta grazia ricevuta, si "prende il braccio" con richieste ancora più restrittive. Questo era il concetto che volevo esprimere. Mi sembrava di ricordare che non fossero previste zone A, ma come giustamente dice Feri, non era quello il problema.
Ora vado a rileggermi i successivi sviluppi: ma se un iter potenzialmente concluso si è bloccato, io darei la colpa ad un Ministero sostanzialmente troppo avido.
Evidente poi che la brutta esperienza dei "pionieri" gigliesi abbia contribuito non poco a raffreddare ulteriormente il già più che tiepido entusiasmo delle giunte, in maggioranza di sinistra, dell'Elba.
Colpa... o merito, dipende poi dai punti di vista. Very Happy
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Messaggio  Visir Dom Giu 28, 2009 1:46 pm

Ho citato nel post precedente il Sig. Feri, col quale stiamo avendo un eccellente scambio di opinioni su Giglionews, che ritengo interessante riportare anche qui:

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Isola del Giglio - 26 Giugno 2009
FERI RISPONDE A YURI TIBERTO
di Stefano Feri, ex Assessore comunale all'Ambiente


Gentile sig. Tiberto,
ho letto con piacere il suo intervento, per certi versi costruttivo ed istruttivo, ma anche Lei è caduto nell' errore dell' esagerazione che porta fuori tema il discorso.

Nel quadro delle AMP le uniche zone a chiusura integrale sono le zone A che costituiscono, come nel nostro caso (isola del Giglio), delle porzioni limitatissime di mare sulle quali tutti insieme possiamo decidere di renderle intoccabili per poterle vedere evolvere e mantenersi nel tempo, attivandoci anche gli studi del caso. L' intervento del Presidente era mirato alla volontà di non aprire le zone integrali proprio perchè sono nate con quello scopo, ma il contesto del restante 95% di una AMP rimane del tutto visitabile. Per Montecristo, Giannutri, Capraia, Pianosa e Gorgona non siamo difronte ad AMP ma a parchi marini suddivisi in zone 1 e 2 mediamente più restrittivi, appunto di una AMP articolata in 4 diverse zone.

Sulla opportunità o meno di aprire Montecristo non sta a me risponderle, ma penso che debba essere fatta una riflessione di tipo diverso, sul valore in gioco a favore del futuro e non solo sul fatto di far contento qualcuno, oggi, per poterci fare il bagno, quando si ha a disposizione un intero arcipelago per farlo.

Per l' isola del Giglio nessuno ha mai parlato di divieto di balneazione nella baia di Campese, né il Comune di isola del Giglio, né il Ministero dell' Ambiente nella sua proposta di AMP. Anzi, in tutto il perimetro del Giglio, l' unico tratto a chiusura integrale è un piccolo “francobollo” di circa 600 metri di lunghezza per 200 di profondità, addossato ad una parete verticale non raggiungibile da terra e non invasivo a livello di circolazione marittima.

Nessuna delle attività è impedita, nemmeno la pesca artigianale locale e quella sportiva di residenti e turisti.
Nessuna attività di balneazione è contingentata, anzi sarebbe aumentata ed incentivata la balneazione ora resa difficoltosa in taluni tratti a causa della presenza di grandi imbarcazioni ancorate ovunque, o di kilometri di reti lasciate anche in piena stagione.
Nella proposta è impedita la pesca industriale e da strascico, proprio per consentire, anche a Lei, di continuare a mangiare orate, ma anche saraghi ed altro ancora.
La invito a prendere visione delle progettualità che sono state approvate sia dal Comune che dal Ministero per poi poterne riparlare con cognizione di causa.
Sul fatto, più generale invece, che la protezione ambientale deve prevedere anche la condivisione e la presenza degli Enti Locali, questa mi sembra una giusta rivendicazione sulla quale siamo già tutti d' accordo.
Noto poi con estremo piacere che anche il Ministro dell' Ambiente ha dichiarato la volontà di portare a compimento le AMP ancora sulla carta, delle quali noi facciamo parte e questo mi rende pienamente felice.

Un breve inciso sui mufloni: l' Ente Parco è l' unico Ente che si è mosso per la soluzione della problematica e da quest' anno, dopo aver formato una ventina di selecontrollori, ha iniziato gli abbattimenti. Mufloni portati sull' isola da privati.

Stefano Feri,
ex Assessore all' Ambiente del Comune di Isola del Giglio ed ex Consigliere dell' Ente Parco Nazionale A. T.


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Isola del Giglio - 27 Giugno 2009
TIBERTO REPLICA A FERI
di Yuri Tiberto, Consigliere comunale di Campo nell'Elba


Caro Feri,
intanto grazie per i toni cortesi e per il, seppur parziale, apprezzamento mostrato per il mio intervento. Purtroppo sembra sempre più difficile riportare i dibattitti politici su binari corretti, confrontando serenamente idee e posizioni, e il mio auspicio è che proprio i nostri “piccoli” passi possano servire a demolire quelle barriere ideologiche che attualmente rendono quasi impossibile ogni dialogo costruttivo.
Partiamo dalle mie “esagerazioni”: mi scuso se il mio congenito utilizzo dell’ironia l’ha portata ad una errata interpretazione. Io rispondevo, in maniera volutamente un po’ “stupida”, ad una domanda del presidente Tozzi che reputo altrettanto “stupida”. Sono pienamente consapevole che a nessuno verrebbe in mente di vietare la balneazione nel Campese, e, quanto alla cognizione di causa, ho passato l’estate del 2007 a studiare ogni dettaglio legislativo riguardante le AMP, e qualcosina credo di saperla. Sul forum www.laltroparco.forumattivo.com può trovare l’intera cronistoria della mia raccolta di firme, forse l’unica nella storia che non intendeva solo bloccare un progetto sbagliato, ma che proponeva un’alternativa condivisa in pochi giorni da oltre 2.100 persone.
Tanto che tutte le mie tesi volte a dimostrare i difetti e le carenze dell’attuale regolamentazione non hanno mai trovato oppositori in grado di replicare.

Vede, io apprezzo la sua buona fede: traspare dal suo scritto.
Ma se mi dice che non si deve fare il bagno a Montecristo (o a Pianosa, o a Giannutri, aggiungerei) solo perché “si ha un intero arcipelago a disposizione”, è un po’ come se mi dicesse che non posso gironzolare per piazza del Duomo visto che tutto il resto di Milano è visitabile.
Le aree a protezione integrale, come da lei descritte, sono assolutamente utili, almeno da un punto di vista scientifico. Non chiedo di eliminarle, o di non istituirne di nuove. Se a Montecristo identificassimo 100 “punti” di rilevante interesse biologico-faunistico (per intenderci: una parete a coralligeno, una secca rocciosa, una grotta sottomarina..) e consentissimo le immersioni (contingentate, controllate, regolamentate e guidate: sono stato chiaro? Non per sembrarle pedante, ma la prima volta che ho detto queste cose sono riusciti a scrivere che volevo aprire la caccia subacquea…) in 30 di esse (30 è un numero immaginario: serve per introdurre il concetto di rotazione, in modo che la stessa zona sia visitata, diciamo, al massimo 10/15 volte in un anno), con un adeguato monitoraggio comparativo sarebbe possibile rilevare le effettive interazioni fra sub ed ecosistema. Vietare tutta Montecristo non serve assolutamente a niente. Vietare la balneazione, poi, è un assurdo ideologico. E’ chiaro che se si vuole avere delle zone integre serve una regolamentazione, e non avrebbe senso alcuno aprire le aree attualmente di tutela integrale ad una massa informe di bagnanti vocianti: ma quale squilibrio potrebbero creare un centinaio di silenziosi snorkeler, adeguatamente suddivisi in piccoli gruppi, preparati e guidati, che col favore delle calde giornate estive fossero autorizzati ad un giretto educativo alla riscoperta di un mare incontaminato? E se anche 50 persone al giorno posassero le loro chiappe plebee sulla sacra sabbia di Cala Maestra, oggi inviolabile, e si rinfrescassero con un bagnetto nell’acqua trasparente, crede che traumatizzerebbero le occhiate di passaggio?
La sola verità è che una fruizione controllata (attenzione: lasciando comunque la stragrande maggioranza dell’isola del tutto “selvaggia”, visto che parliamo di una riserva integrale, ma magari approfittandone per un monitoraggio scientifico ad oggi latente o insufficiente…) consentirebbe il reperimento dei fondi necessari al controllo e alla gestione, oltre all’apporto culturale ed educativo che ne conseguirebbe.

E veniamo al Giglio. Ho seguito il vostro iter solo “da lontano”, proprio perché ritengo che l’unico parere che conti sia quello dei legittimi “proprietari”: il mare del Giglio è, prima di tutto, dei Gigliesi. Ma, mi corregga se sbaglio: è vero o no che la vostra (intesa come Giunta Brothel) disponibilità non era proprio del tutto condivisa dalla popolazione? E’ vero o no che, a conti elettorali fatti, e nonostante la benedizione di una pioggia di vele e bandiere blu, la vostra disinvolta disponibilità è stata inequivocabilmente bocciata? E’ vero o no che, di fronte alla vostra generosa offerta del classico dito, il Ministero ha replicato tentando di appropriarsi dell’altrettanto classico braccio? La zona A di cui parla, non era stata infatti esclusa dalla vostra proposta e forzatamente reintrodotta strafregandosene del vostro parere?
Perdipiù, lei sa certamente benissimo che la vera spada di Damocle di un’Amp, così come oggi concepita, non stà tanto nell’istituzione della stessa, quanto nel Regolamento. Rigorosamente successivo, naturalmente. Dati i precedenti, come si può pretendere che la gente si fidi?

Caro Stefano, io non solo sono favorevole a Parchi e Amp. Io spero che il futuro renda tutto il mondo emerso un grande Parco, e tutto il Mare una grande Area Protetta.
Cerco però di correggere gli errori fatti finora, e, mi creda, se ancora si incontrano tante resistenze non è certo perché “la gente” sia composta da cementificatori folli, sfruttatori della natura o bracconieri impenitenti. La colpa principale è di un sistema autoreferenziale e burocratico, vecchio e superato, che non vuole ammettere il suo anacronismo coi tempi. Soprattutto a mare, la Corsica è il modello da imitare: piena di pesci e di vita. E senza alcun divieto di balneazione.

Termino anch’io con un inciso sui mufloni: monitoraggio e selecontrollori sono la soluzione più logica. In qualunque Paese civile la fauna selvatica è oggetto di gestione, spesso pure remunerativa.
Ora le chiedo: ma quanto tempo ha impiegato il Parco prima di riuscire a mettere in atto un’operazione così banale? Lei non crede sia necessaria qualche modifica a leggi e regolamenti che sburocratizzi questi mastodontici poltronifici, perennemente ingessati da timbri e scartoffie?
Il Pnat stipendia circa 20 persone: alcuni sono ottimi elementi, altri meno, ma tutti, in buona sostanza, svolgono il solo ruolo di impiegati passacarte. Zero guardiaparco, zero operai forestali o specialisti in un qualsivoglia settore di tutela ambientale. La 394 va riformata, mi creda.

Con i più cordiali saluti, e l’invito a venirmi a trovare all’Elba in qualunque momento, mio gradito ospite, per un proficuo confronto diretto.

Yuri Tiberto
Consigliere Comunale di Campo nell’Elba,
Delegato dal Sindaco alla tutela e fruibilità ambientale del mare e delle coste e ai rapporti col Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
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Messaggio  Visir Dom Giu 28, 2009 1:50 pm

Isola del Giglio - 28 Giugno 2009
FERI CONTROREPLICA A TIBERTO
di Stefano Feri, ex Assessore comunale all'Ambiente


La discussione con il sig. Tiberto mi appassiona, per toni e trasparenza di idee, per cui intendo apportare una ulteriore (e conclusiva per non annoiare troppo) considerazione.

Nel suo ultimo intervento infatti mi sono poste alcune domande a cui devo rispondere:
“E veniamo al Giglio. Ho seguito il vostro iter solo “da lontano”, proprio perché ritengo che l’unico parere che conti sia quello dei legittimi “proprietari”: il mare del Giglio è, prima di tutto, dei Gigliesi. Ma, mi corregga se sbaglio: è vero o no che la vostra (intesa come Giunta Brothel) disponibilità non era proprio del tutto condivisa dalla popolazione?”

La ringrazio per includermi “tra proprietari del mare”, ma non mi ritengo di possederlo, nemmeno in minima parte.
La domanda è un po' a trabocchetto in quanto non penso che in Italia vi sia una popolazione, a prescindere, favorevole alla istituzione di un' area protetta a casa propria, di posteggi a pagamento, di ZTL, come non è favorevole all' apertura di una centrale nucleare, come non lo è all' apertura di una discarica. La stessa popolazione è però favorevole a tutte queste operazioni (di natura completamente diversa) quando le stesse interessano comuni diversi dal proprio. Penso che sia compito di un buon amministratore portare avanti le idee in cui crede e cercare di lottare per far ragionare la propria gente anche su tali temi, a maggior ragione se sono scomodi e se non pagano politicamente. Pensando al nostro territorio, in gran parte ancora “vergine”, oggi diamo per scontato che sulle zone più belle ed impervie non sia possibile costruirvi, ma all' epoca delle decisioni che furono prese per i piani strutturali vi furono aspre discussioni. Eppure oggi tutti saremmo contrari alle nuove edificazioni in tali luoghi.

In questo senso, la Giunta Brothel, coinvolta dal Ministero Ambiente, prima di vedersi proporre una AMP di completa matrice ministeriale, ha prodotto una propria progettualità consultando tutti quelli che sul territorio (e sono stati molti) hanno voluto collaborare, in un momento in cui il Ministero avrebbe varato l' AMP in poco tempo (prima della caduta del Governo Prodi). Quindi confermo l' impegno della Giunta Brothel sull' iter AMP e degli stessi gigliesi che hanno voluto contribuire alla creazione della proposta.

La necessità di lavorare ad un processo condiviso ci ha portato a riflettere sull' argomento ed a valutare che una AMP rappresenta anche un mare di opportunità, per cui abbiamo intrapreso un percorso, difficoltoso, per cercare di fare passare un certo tipo di messaggio. E' vero ed ha ragione lei, tale messaggio ha attecchito solo su 1 gigliese su 3 (che non è poco rispetto alle guerre antiparco del passato) e comunque sono convinto (e anche lei lo è) che i rimanenti cittadini siano ormai sensibili ed attenti alla tematica della protezione del mare. Questo è da ritenersi un successo. Ora è compito delle persone come noi e di tutti quelli che operano a livello decisionale di trasformare le ansie in prerogative di opportunità, anche affinando i meccanismi delle leggi e coinvolgendo gli Enti Locali. Lei non sa (ma penso forse si) quanto piacere mi fa parlare oggi in questi termini e mettendosi all' interno di una certa logica, anziché vederla sempre da fuori e totalmente contraria; questo ulteriore passo non è casuale, ma frutto di impegno quotidiano nel dialogo con la gente, soprattutto in argomenti difficili come questo.

E’ vero o no che, a conti elettorali fatti, e nonostante la benedizione di una pioggia di vele e bandiere blu, la vostra disinvolta disponibilità è stata inequivocabilmente bocciata?
Non penso che si possa associare un premio come le 5 vele di Legambiente e TCI ( e non bandiere blu) assegnato alla Amministrazione Comunale che in determinati anni ha governato con indirizzi precisi, al fatto che la gente abbia più o meno votato una lista oppure un' altra; le assicuro che, localmente, i meccanismi sono stati altri. Che l' argomento Parco sia poco appagante elettoralmente non è una novità, ma che sia intelligente e corretto essere antiparco per prendere voti, questa è un' altra storia.

E’ vero o no che, di fronte alla vostra generosa offerta del classico dito, il Ministero ha replicato tentando di appropriarsi dell’altrettanto classico braccio? La zona A di cui parla, non era stata infatti esclusa dalla vostra proposta e forzatamente reintrodotta strafregandosene del vostro parere?
Non è del tutto corrispondente al vero ciò che cita in quanto, a livello di zone A, il Ministero ne ha introdotta una aggiuntiva a quella proposta da noi, ma non a chiusura integrale, ovvero ha introdotto una zona A con il solo divieto di prelievo, quindi fruibile (anche essa minimale). Il punto su cui non ci siamo trovati in accordo, perchè non previsto all' interno di nessuna AMP, è la pesca in apnea che noi avevamo proposto di poter fare, se pure in modo regolamentato. Per cui non direi che il Ministero si è “voluto prendere il braccio” ma piuttosto noi come Amministrazione abbiamo ritenuto di poter e dover portare avanti solo il progetto condiviso con la gente e niente altro, all' interno della politica ambientale che stavamo affrontando sul tavolo del Dicastero romano.

Infine, visto che siamo entrambi appassionati di mufloni, le dico che è vero, non ci è voluto molto per risolvere il problema, visto che dall' insediamento del Presidente Tozzi sono passati solo 2 anni, ma questo è stato il frutto di un lavoro svolto da molte persone ad iniziare proprio dallo stesso Tozzi, per cui la domanda dovrebbe forse porla a chi il problema non lo ha mai risolto. Ogni Ente, Comuni per primi, dovrebbero funzionare solo bene e senza difetti, ma non è così. Quando le cose funzionano è merito di chi vi si impegna, quando non funzionano, il più delle volte, non è colpa delle leggi, ma di responsabilità precise (e mi riferisco a quelle politico-amministrative).

Vogliamo pensare alle migliaia di pratiche che giacciono nei Comuni o alla miriade di questioni legali (ricorsi e procedimenti vari) in cui gli Enti Locali sono quotidianamente impegnati contro alcuni cittadini?

Vogliamo pensare a tutte le situazioni di degrado generate proprio dagli stessi Comuni, permettendo speculazioni edilizie, gestendo discariche non controllate o altro?

Eppure per i Comuni non si richiede di cambiare legge.

La mia testimonianza, anche come Consigliere dell' Ente Parco è stata quella di apprezzare il serio e duro lavoro, che pochi conoscono, di tutto l' organico dell' Ente. Purtroppo L' Ente Parco viene spesso utilizzato dai Comuni come “parafulmine” per i problemi locali (Il Parco deve fare questo, il Parco deve fare quello etc etc) spessissimo scaricandovi sopra competenze non sue o semplicemente deviandoci le ire delle persone. Quando poi il Parco risolve un problema, allora il merito viene “traslato” sull' Amministrazione di turno. Questo non è corretto.

Quindi, per concludere, Le vorrei suggerire, visto che ha anche la delega ai rapporti con l' Ente Parco, di lavorare assieme a loro in modo propositivo perchè ciò è nell' interesse di tutti e se le cose non dovessero funzionare, anche Lei avrebbe la sua parte di responsabilità, come io ho avuto la mia.

PS: su tutte queste tematiche, pensi, ho addirittura scritto un libro, senza pretese si intende, ma mettendo il “pensiero” su quel salvagente. Se mi contatta per email, chiedendola ai gestori del sito, glie ne invio volentieri una copia.

Stefano Feri
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Messaggio  Visir Dom Giu 28, 2009 8:49 pm

"...Non è del tutto corrispondente al vero ciò che cita in quanto, a livello di zone A..."

Più che sufficiente ad evitare un'inutile "contro-contro replica".
Caro Stefano, è la prima volta che, a fronte di un mio indubbio errore (ne spiego le cause un paio di post più sopra, parlando con il Sig. Gabriello), invece di trovare una facile scusa per sviare la risposta, approfittandone per darmi del mistificatore o del bugiardo (questo finora lo stile tipico alcuni miei "avversari", purtroppo...), si interpreta correttamente il mio pensiero rispondendo in maniera completa e intelligente.
E' anche la prima volta che, a fronte di domande non proprio "comode", si argomenta la propria visione dei fatti in modo assolutamente logico e coerente, anche se non necessariamente del tutto condivisibile.

Mi ritengo quindi oltremodo soddisfatto da questo piacevolissimo carteggio, convinto sia il modo migliore per cominciare questa nuova stagione politica, speriamo foriera per entrambi di soddisfazioni "ambientaliste vere". Con metodi magari diversi, entrambi cerchiamo di convincere gli scettici: ognuno ha le sue difficoltà, perché non mancano né i "cattivi" ambientalisti né i "cattivi" e basta. Piccoli passi, e, come giustamente dicevi a proposito di "collaborare col Parco", cercare sempre la strada del dialogo con tutti quelli che sono in buona fede.


Chiuso quindi il capitolo, mi è venuta voglia di sottoporre, a te come a tutti gli amici lettori dell'Altroparco (lettori, purtroppo... fossero un po' di più gli scrivani....) un piccolo quesito che spiega credo bene il mio concetto di "tutela".

Leggendo qua e là di AMP, mi è capitato a tiro il regolamento dell'Amp di Ischia, o meglio della Amp "Regno di Nettuno".
C'è una nuovissima "zona D", dedicata ai Cetacei: se vi va, date un occhiata qui:

https://laltroparco.forumattivo.com/amp-aree-marine-protette-possono-funzionare-f9/amp-regno-di-nettuno-ischia-e-procida-t194.htm#446

Tanto per capire cosa si potrebbe fare, anche senza diventare matti con cartine e regolette. Very Happy

(mammamia che schifezza di vignetta che m'è venuta voglia di fare... sorry... clown )

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Messaggio  Visir Lun Giu 29, 2009 1:21 am

..anche questa è una discreta str@nz@ta.. ma un po' meno peggio.... Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

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Messaggio  Giobbe da Cosmopoli Mar Giu 30, 2009 1:25 pm

PRIMUM FACERE ...DEINDE PHILOSOPHARI

Ritorna a tener banco il Presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano dott. Mario Tozzi che indica le sue direttive per le aree marine protette.

Foca monaca al Giglio.... Cartello
Niente da eccepire ma…..Ci sarebbe piaciuto che il tele presidente ci avesse parlato soprattutto del parco a terra delle sue condizioni e soprattutto del lavoro svolto per il suo rilancio e sviluppo .

Lo facciamo noi per rinfrescare le memorie sopite degli addetti ai lavori ( presidenti, direttori, segretari ,collaboratori a vario titolo ecc )

Il temine rilancio e sviluppo, pensiamo che debbano essere intesi come movimento verso il meglio, verso il progresso ma….. Dov’è oggi all’interno del Parco il meglio? Ed il progresso? La parola deriva dal latino, mi muovo pro ; questo pro non deve necessariamente intendersi solo come oltre, ma anche a vantaggio. A vantaggio di chi nel nostro caso? A vantaggio di un parco e dei suoi mosconi e moscerini che voracemente vi orbitano attorno, oppure in nome e a vantaggio di un vero e visibile progresso dell’isola.
Certamente , e questo è incontestabile, il Parco all’Elba, offerto così com’è, non è certamente a vantaggio dei potenziali turisti, o dei cittadini che subiscono impotenti lo stato di degrado ambientale, culturale e sociale in cui versa un isola sempre più privata della propria identità dove si tende inevitabilmente ad intaccare anche la stessa esistenza del costruito, una terra di conquista ormai malamente conquistata.. Se davvero questi salvatori dell’ambiente avessero a cuore un rilancio dell’ambiente Elba, sarebbe indispensabile che come minimo, questo Parco esistesse, desse prova di se, si offrisse con qualcosa che non sia solo degrado e sporcizia , che non siano panche tavolacci, indicazioni divelte messe molti anni fa da , tal rimpianto Prof. Beppe Tanelli I° ( che almeno operava ed abitava all'elba ), e sopratutto che non sia quel millantato credito decantato nei depliant degli uffici turistici, o nei volantini del Parco stampati in Valdinievole ( all’elba non abbiamo tipografie ne organi in grado di pubblicizzare il nostro territorio ? ) Il Parco dovrebbe essere una volta per tutte una realtà, con un responsabile possibilmente locale ( non importa se personaggio televisivo ) basta sia laborioso, attento, propositivo, insomma che ci offra finalemnte un Parco …. Vero! .

Dopo potremo anche iniziare a parlare di Aree marine protette. Sad

Giobbe da Cosmopoli

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