Uno strano parassita...
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Uno strano parassita...
La cattura risale al 6 ottobre 2009, versante nord dell'Elba.
Autore, il sempre attentissimo Davide Mazzei.
Una bella Cerniotta (Ephinephelus marginatus), dall'aspetto sanissimo... ma all'interno, la sorpresa: una miriade di strani parassiti, numerosissimi sulle branchie e presenti anche sulle pareti inferiori interne della scatola cranica.
Sembrerebbero del tutto sconosciuti nelle nostre acque, ed anche assai poco studiati nello specifico.
Grazie all'amico biologo Maurizio De Pirro, ho rintracciato questo articolo di Silvia Castellani tratto dal sito Poseidon, che pubblichiamo quasi integralmente. Testo completo al link:
http://www.poseidon-usr.com/I%20Parassiti%20dei%20Serranidi.html
I PARASSITI DEI SERRANIDI
Poseidon si impegna per la salvaguardia del mare e dell'ambiente naturale. Grazie ad Ermanno Caruso siamo stati avvisati di uno strano fenomeno legato alle Cernie del mare greco.
Un anno fa circa abbiamo pubblicato un articolo riguardante il ritrovamento di alcuni ectoparassiti attaccati alle branchie di alcune cernie pescate nell’isola greca di Karpathos, nel Dodecaneso a sud-est del Mar Egeo. Il fenomeno ha destato il nostro interesse e ci siamo adoperati per capire di quali animali si trattasse e soprattutto se fossero nocivi per i pesci infestati o magari per l’uomo che se ne nutre. Le risposte non sono state molte ma di sicuro capimmo che parassiti del genere erano totalmente nuovi su cernie greche.
È trascorso un anno e anche questa estate il pescatore, nonché collaboratore del Servizio Mareografico Nazionale dell’APAT, il signor Ermanno Caruso, ci ha segnalato un interessante ritrovamento: gli stessi parassiti, almeno ad una prima osservazione visiva, dello scorso anno li ha scoperti anche su esemplari di cernia pescate stavolta a Lefkas, sul versante del Mar Ionio. A questo punto è chiaro che servono delle indagini più approfondite per capire se veramente tali infestazioni erano sconosciute prima d’ora e in che modo agiscono questi parassiti. Tali indagini sono tuttora in corso, ma intanto è risultato, in seguito sia a paragoni della morfologia esterna sia a più accurate analisi microscopiche, che gli animali ritrovati sulle branchie delle cernie, sia lo scorso anno che questo, fanno parte dei Didymozoidi digenei, Platelminti che parassitano appunto i tessuti branchiali dei pesci appartenenti al genere Epinephelus, appunto le cernie.
Conosciamo un po’ meglio questi animaletti sulla base di quanto trovato nel capitolo all’interno del Manuale di Acquicoltura, pubblicato dal Dipartimento di Acquicoltura di Tigbauan, Filippine.
I Didymozoidi digenei sono dei Platelminti Trematodi della lunghezza massima di 80 cm (quindi piuttosto grandi), che formano delle capsule o cisti sulle branchie del pesce ospite. I parassiti si presentano come delle piccole cisti bianche opache o gialle che stanno attaccate al primo arco branchiale. I filamenti branchiali attaccati dal parassita mostrano una forma distorta, inoltre il parassita causa una iperplasia delle cellule epiteliali delle lamelle branchiali e un incremento del numero delle cellule mucose. Ma come avviene il contagio dei pesci? Il ciclo vitale completo di questi vermi è sconosciuto, ma è probabile che il primo stadio larvale, il miracidio, si attacchi ad un mollusco gasteropode, che funge così da primo ospite intermedio. Poi il secondo stadio larvale, detto cercaria, inizialmente libero si incista nel secondo ospite intermedio. Piccoli crostacei potrebbero essere implicati come secondo ospite intermedio, sebbene sembra che piccoli pesci siano l’ospite paratenico (cioè quello attraverso il quale il parassita compie solo un trasferimento senza alcun tipo di sviluppo). Infine per motivi alimentari il parassita finisce nell’ospite definitivo, le cernie, appunto, che si nutrono dei piccoli crostacei o pesci infetti. Il verme è contenuto, come già detto, in capsule biancastre o gialle. Come si presenta alle analisi al microscopio? Ogni capsula contiene diversi vermi, lunghi anche diversi cm, che stanno tutti molto vicini e stretti e ordinati longitudinalmente.
Parassiti appartenenti alla famiglia dei Didymozoidi sono conosciuti come infestanti delle specie Epinephelus coioides, E. malabricus e E. tauvina in Indonesia, Kuwait, Malaysia, Myanmar, Filippine e Tailandia. Proprio questo è il motivo della grande attenzione che desta in noi amanti del mare questo ritrovamento sulle cernie nostrane, poiché né in Grecia, né nel Mar Ionio erano stati finora trovati parassiti di questa famiglia.
Com’è possibile che i parassiti siano arrivati a conquistare ospiti così lontani? S i possono dare diverse risposte e nessuna ci dà la certezze di essere quella giusta. Si può ipotizzare ad esempio che trasferimenti per motivi commerciali di crostacei o pesci infetti abbiano fatti raggiungere ai piccoli vermi piatti nuovi territori. Oppure si può semplicemente pensare che, per motivi del tutto casuali, prima d’ora non erano mai stati pescati individui di cernie infestate.
Silvia Castellani
Autore, il sempre attentissimo Davide Mazzei.
Una bella Cerniotta (Ephinephelus marginatus), dall'aspetto sanissimo... ma all'interno, la sorpresa: una miriade di strani parassiti, numerosissimi sulle branchie e presenti anche sulle pareti inferiori interne della scatola cranica.
Sembrerebbero del tutto sconosciuti nelle nostre acque, ed anche assai poco studiati nello specifico.
Grazie all'amico biologo Maurizio De Pirro, ho rintracciato questo articolo di Silvia Castellani tratto dal sito Poseidon, che pubblichiamo quasi integralmente. Testo completo al link:
http://www.poseidon-usr.com/I%20Parassiti%20dei%20Serranidi.html
I PARASSITI DEI SERRANIDI
Poseidon si impegna per la salvaguardia del mare e dell'ambiente naturale. Grazie ad Ermanno Caruso siamo stati avvisati di uno strano fenomeno legato alle Cernie del mare greco.
Un anno fa circa abbiamo pubblicato un articolo riguardante il ritrovamento di alcuni ectoparassiti attaccati alle branchie di alcune cernie pescate nell’isola greca di Karpathos, nel Dodecaneso a sud-est del Mar Egeo. Il fenomeno ha destato il nostro interesse e ci siamo adoperati per capire di quali animali si trattasse e soprattutto se fossero nocivi per i pesci infestati o magari per l’uomo che se ne nutre. Le risposte non sono state molte ma di sicuro capimmo che parassiti del genere erano totalmente nuovi su cernie greche.
È trascorso un anno e anche questa estate il pescatore, nonché collaboratore del Servizio Mareografico Nazionale dell’APAT, il signor Ermanno Caruso, ci ha segnalato un interessante ritrovamento: gli stessi parassiti, almeno ad una prima osservazione visiva, dello scorso anno li ha scoperti anche su esemplari di cernia pescate stavolta a Lefkas, sul versante del Mar Ionio. A questo punto è chiaro che servono delle indagini più approfondite per capire se veramente tali infestazioni erano sconosciute prima d’ora e in che modo agiscono questi parassiti. Tali indagini sono tuttora in corso, ma intanto è risultato, in seguito sia a paragoni della morfologia esterna sia a più accurate analisi microscopiche, che gli animali ritrovati sulle branchie delle cernie, sia lo scorso anno che questo, fanno parte dei Didymozoidi digenei, Platelminti che parassitano appunto i tessuti branchiali dei pesci appartenenti al genere Epinephelus, appunto le cernie.
Conosciamo un po’ meglio questi animaletti sulla base di quanto trovato nel capitolo all’interno del Manuale di Acquicoltura, pubblicato dal Dipartimento di Acquicoltura di Tigbauan, Filippine.
I Didymozoidi digenei sono dei Platelminti Trematodi della lunghezza massima di 80 cm (quindi piuttosto grandi), che formano delle capsule o cisti sulle branchie del pesce ospite. I parassiti si presentano come delle piccole cisti bianche opache o gialle che stanno attaccate al primo arco branchiale. I filamenti branchiali attaccati dal parassita mostrano una forma distorta, inoltre il parassita causa una iperplasia delle cellule epiteliali delle lamelle branchiali e un incremento del numero delle cellule mucose. Ma come avviene il contagio dei pesci? Il ciclo vitale completo di questi vermi è sconosciuto, ma è probabile che il primo stadio larvale, il miracidio, si attacchi ad un mollusco gasteropode, che funge così da primo ospite intermedio. Poi il secondo stadio larvale, detto cercaria, inizialmente libero si incista nel secondo ospite intermedio. Piccoli crostacei potrebbero essere implicati come secondo ospite intermedio, sebbene sembra che piccoli pesci siano l’ospite paratenico (cioè quello attraverso il quale il parassita compie solo un trasferimento senza alcun tipo di sviluppo). Infine per motivi alimentari il parassita finisce nell’ospite definitivo, le cernie, appunto, che si nutrono dei piccoli crostacei o pesci infetti. Il verme è contenuto, come già detto, in capsule biancastre o gialle. Come si presenta alle analisi al microscopio? Ogni capsula contiene diversi vermi, lunghi anche diversi cm, che stanno tutti molto vicini e stretti e ordinati longitudinalmente.
Parassiti appartenenti alla famiglia dei Didymozoidi sono conosciuti come infestanti delle specie Epinephelus coioides, E. malabricus e E. tauvina in Indonesia, Kuwait, Malaysia, Myanmar, Filippine e Tailandia. Proprio questo è il motivo della grande attenzione che desta in noi amanti del mare questo ritrovamento sulle cernie nostrane, poiché né in Grecia, né nel Mar Ionio erano stati finora trovati parassiti di questa famiglia.
Com’è possibile che i parassiti siano arrivati a conquistare ospiti così lontani? S i possono dare diverse risposte e nessuna ci dà la certezze di essere quella giusta. Si può ipotizzare ad esempio che trasferimenti per motivi commerciali di crostacei o pesci infetti abbiano fatti raggiungere ai piccoli vermi piatti nuovi territori. Oppure si può semplicemente pensare che, per motivi del tutto casuali, prima d’ora non erano mai stati pescati individui di cernie infestate.
Silvia Castellani
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