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1 marzo 2012: la gita a Montecristo

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1 marzo 2012: la gita a Montecristo Empty 1 marzo 2012: la gita a Montecristo

Messaggio  Visir Mar Mar 06, 2012 3:33 pm

La “gita a Montecristo”

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Corna2


L’isola di Montecristo è totalmente inserita nel Parco Nazionale, e parte integrante del territorio di Portoferraio.
Anche senza scomodare i princìpi del Comune Unico, dovrebbe essere considerata un patrimonio condiviso a tutti gli Elbani, così come Pianosa, che in quest’ottica riserva (grazie alla disponibilità del Comune di Campo) esenzione dal ticket e tariffe ridotte a tutti i residenti dell’Arcipelago senza distinzioni di sorta.

Di fatto, è affidata in esclusiva alla gestione della Forestale di Follonica. Che certamente svolge al meglio il proprio compito: ciononostante, se tutti i giorni ci lamentiamo per il trasferimento “in continente” di uffici e servizi importanti per la nostra Comunità, mi parrebbe opportuno rivendicare anche una certa “sovranità” elbana, del Parco e del Comune, su di un territorio che oggettivamente “ci appartiene”.

Come Consigliere Pnat eletto dalla Comunità del Parco, è mio diritto/dovere rappresentare i Cittadini Elbani, cercando al contempo di favorire un’informazione corretta e completa.
Ho pertanto presentato le seguenti richieste (luglio 2010):

- Sopralluogo istituzionale sull’Isola, con il direttivo del Parco, i Sindaci, i Presidenti di Regione e Province, meglio se con i relativi Assessori all’Ambiente, Turismo e Cultura. Inoltre, rappresentanti del CFS, della Capitaneria di Porto, delle Associazioni culturali e ambientaliste locali, nonché, indispensabili per una corretta informazione della popolazione, giornalisti di ogni tipologia di media operanti, quantomeno, in ambito territoriale.
- Sollecitare “l’espletamento delle procedure previste per legge per il perfezionamento del passaggio di gestione”, previsto dalla “Carta di Montecristo”, sottoscritta ben 4 anni fa, da Comune di Portoferraio, Corpo Forestale dello Stato, Provincia di Livorno e Ministero dell'Ambiente e Parco ma rimasta nei fatti lettera morta.

La prima richiesta, approvata a parole ma di fatto inevasa da Tozzi, è stata reiterata dopo le polemiche scaturite dall’operazione di derattizzazione. Preannunciata su Camminando il 14 gennaio, è stata regolarmente ufficializzata con nota protocollata al Presidente Banfi (26.01.2012) (*a) e discussa nella seduta del Consiglio del 6 febbraio.

Dal verbale - ufficiale - : “Tiberto chiede cosa risponde Banfi (…)
Banfi risponde che sarà fatto il sopralluogo come da lui richiesto.”


Purtroppo, da quanto riferitomi dal cortese e disponibilissimo Dott. Vagniluca, responsabile CFS-UTB, pare che la mia richiesta non sia stata trasmessa integralmente: a lui risultava solo l’analoga, ma molto più “ridotta”, richiesta da parte del Comune di Portoferraio.
Erano quindi presenti l’Assessore Rizzoli e il Consigliere di minoranza Gasparri: assenti il Sindaco, evidentemente impegnato o forse solo poco interessato, e i rappresentanti dei due principali gruppi di minoranza, che pare siano stati avvertiti solo il giorno prima.

Quanto alla seconda richiesta, sempre dal verbale:

“Tiberto ricorda di avere già sollecitato il Presidente Tozzi perché Montecristo vada sotto la gestione di questo Parco. Banfi e Zanichelli confermano che questa intenzione era già stata espressa e che esiste allo studio una proposta del Ministero dell’Ambiente che intendeva passare la gestione delle riserve statali ai Parchi. Ma abbiamo saputo che il CFS ha detto di no.”

Ora sappiamo che il “CFS ha detto no”, e che Tozzi, Peria, Kutufà e lo stesso Ministero hanno abbozzato. Del resto, vista la politica di depauperamento delle competenze dell’Elba a vantaggio del continente in tutti gli altri settori, è normale che qualunque tentativo di invertire la rotta venga boicottato o perlomeno lasciato marcire in un cassetto.
Ce ne faremo quindi una ragione, auspicando magari che se e quando entrerà in carica il nuovo Direttivo ci sia la volontà politica di riprendere il discorso.

Prima di passare ai dettagli dell’”operazione ratti”, vediamo quindi di aggiornare le condizioni generali attuali dell’isola.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Calamaestra

La mia ultima visita, nel maggio 2009, aveva coinciso con la partenza dei guardiani per fine contratto.
Questa la situazione che descrivevo a Tozzi:
“le condizioni generali di tutta quella che il Piano del Parco prevede in zona B, e indicata come “la Villa dell’Isola di Montecristo”, sono semplicemente disastrose. Alberi di alto fusto abbattuti o pericolanti, ailanto ovunque, reimpianto sperimentale di Lecci che pare abbandonato a sé stesso, pini evidentemente malati, grave dissesto idrogeologico, strutture esistenti spoglie e malandate (Villa Reale), chiuse e pericolanti (Magazzino dei Pescatori), completamente fatiscenti (piccolo Museo).”

L’arrivo, a luglio 2009, dei nuovi custodi, la Sig.ra Luciana e il Sig. Giorgio, ha decisamente migliorato la situazione. Per quanto possibile a due sole persone, è stata fatta una notevole opera di pulizia, restauro e manutenzione, che ha decisamente “cambiato faccia” all’area abitata. Bravissimi!

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Custodecarlo

Il Signor Giorgio in un giardino interno, ottimamente pulito e curato.

Il magazzino dei pescatori resta ovviamente un problema da risolvere, le molte piante d’alto fusto abbattute rimangono poco gradevoli alla vista, ma per il resto ritengo si possa essere decisamente soddisfatti.
Le mie sollecitazioni riguardo a una sistemazione del fatiscente Museo pare abbiano dato ottimi frutti, visto che il Direttore Zanichelli ha abilmente reperito i finanziamenti necessari a una ristrutturazione completa e quanto prima dovrebbero partire i lavori. Per intanto, quel poco che c'è appare comunque mantenuto nel migliore dei modi, assai meglio di quanto osservato tre anni fa. Merito sempre dei Custodi? Credo proprio di si.... Very Happy

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Magpesc1

Il Magazzino dei Pescatori con il cadente pergolato degli anni '70.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Magpesc2

Sempre il Magazzino, vista laterale.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Museo

Le capre e le teche del Museo

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Museo2

Reperti biologici ormai degradati nelle teche orizzontali, comunque lustre e accudite

Anche riguardo alle modalità di fruizione, credo si possa essere abbastanza soddisfatti: sono state messe in atto le proposte di eliminare le due serate di “corso ambientale” e di portare da 50 a 100 i visitatori ammessi in contemporanea, e queste modifiche hanno consentito un discreto risparmio, “girato” come richiesto a favore delle scolaresche. Quest’anno si dovrebbe quindi riuscire a riportare a Montecristo i nostri studenti in numero adeguato, approfittando di un’eccezionale possibilità di crescita culturale finora un po’ sottovalutata. Ribadisco comunque quanto scrivevo due anni fa: “..fondamentale è però che si instauri, in accordo con le Dirigenze Scolastiche, il principio che ogni singolo studente elbano abbia il diritto, e direi quasi il dovere, di aver “visto Montecristo almeno una volta”. Una semplice programmazione che preveda che tutti gli anni, per una determinata fascia d’età (terza media, per esempio) sia messa in programma l’escursione a Montecristo fin da settembre.”

Resta invece inascoltata la richiesta di rendere pubblico e trasparente l’elenco di coloro che vengono autorizzati ai cosiddetti “Accessi” (ultimo punto della lettera a Tozzi 2010). Peccato. (*b)

Passiamo quindi alla questione ratti.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Rattomuseo1

Il Ratto tassidermizzato esposto al Museo ...

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Rattomuseo

.. e la curiosa didascalia che parla di Rattus norvegicus ...


NOTE:
*a) - la lettera integrale a Banfi - 2012

https://laltroparco.forumattivo.com/t491-derattizzazione-sopralluoghi-ed-altro-ritorno-a-montecristo

*b) - la lettera integrale a Tozzi - 2010
https://laltroparco.forumattivo.com/t211-una-proposta-per-montecristo


Ultima modifica di Visir il Mar Mar 06, 2012 4:48 pm - modificato 1 volta.
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1 marzo 2012: la gita a Montecristo Empty Re: 1 marzo 2012: la gita a Montecristo

Messaggio  Visir Mar Mar 06, 2012 4:44 pm

La mia posizione era espressa abbastanza chiaramente nel testo inviato a Banfi a fine gennaio:

“I dubbi e le polemiche suscitate dalle modalità di attuazione del progetto Life+ “Montecristo 2010” possono e devono essere oggetto di discussione successiva ad una completa informazione basata su dati reali che non possono prescindere da una diretta osservazione in situ.
Infatti, se da una parte appare tranquillizzante l’elevatissima preparazione scientifica degli attori del progetto, è a mio parere necessario che un intervento di tale portata, indiscutibilmente invasivo, su di un territorio a tutela integrale, sia oggetto di un attento monitoraggio e di informazione mediatica corretta, documentata e soprattutto aggiornata. (A tale proposito, sarebbe anche auspicabile che fossero rese da subito disponibili sul nostro sito le relazioni inerenti gli interventi già effettuati, i risultati dei monitoraggi e le relazioni scientifiche disponibili).”


Richiedere di poter visionare non equivale a screditare il lavoro di professionisti certamente seri e preparati. Al contrario, dovrebbe essere dovere di qualsiasi “amministratore” informarsi e informare. E, se il progetto è stato molto ben illustrato nella sua parte teorica, è anche vero che durante le fasi operative non si sono avute notizie dirette.

Tanto che perfino l’attentissimo giornale on-line Elbareport, che aveva dato notizia del progetto il 30 ottobre 2009, nei successivi 26 mesi non ha mai ripreso l’argomento. Curioso, solitamente quando si è convinti di assistere ad un’azione a tutela dell’ambiente tanto importante quanto imponente si dovrebbe dare risalto e pubblicità… ma tant’è: è stato necessario che a gennaio Carlo Gasparri presentasse un esposto piuttosto duro, poi ripreso dagli esponenti dell’animalismo più radicale, per far scattare un meccanismo di difesa che portava la nostra Elbareport a pubblicare in un solo mese una quindicina fra articoli, editoriali e vignette tese a sbeffeggiare chi solo aveva osato avanzare dubbi o chiedere spiegazioni.

Esposto che forse non era del tutto campato in aria, se un Mazzantini evidentemente preoccupato scriveva “a Montecristo gli animalisti e gli antiparco rischiano di far saltare un progetto Life ..”. (a*)

E sempre Mazzantini, plenipotenziario e monopolista elbano dell’informazione in campo ambientale, negli affannati articoli in cui spaziava dalle isolette più sperdute degli oceani ad una ricerca di testimonial antiratto che nemmeno Longo e Ghedini sarebbero riusciti a mettere insieme, ha preferito in più occasioni evitare di menzionare le possibili conseguenze negative che gli stessi promotori dell’iniziativa avevano correttamente preventivato: dai conigli alle coturnici ai pesci, una serie di piccole omissioni che unite al roboante grido “il ratto nero è inserito nella lista delle 100 specie aliene più dannose al mondo” hanno certamente contribuito a dare un’immagine molto più rassicurante di un progetto che, anche volendo ritenerlo utile e necessario, è e resta decisamente impattante e invasivo, almeno in quella che dovrebbe essere una riserva praticamente integrale. (b*)


1 marzo 2012: la gita a Montecristo Coniglio1

Coniglio selvatico esposto al Museo

Certo, far sapere che nelle famose 100 specie dannosissime sono comprese anche le trote, le carpe, gli storni, i gatti randagi… perfino le cozze… e, triste ironia della sorte, anche le stesse precise capre per la cui tutela a Montecristo sono state giustamente prese tutte le possibili – e costose – precauzioni… magari poteva dare un’altra immagine. Che sarebbe stata ancora più distorta, a dire il vero, perché è evidente che quasi sempre non è la singola specie ad essere dannosa, bensì il contesto nel quale è stata inserita più o meno artificialmente.
Solo per spiegare come l’informazione possa essere facilmente, se non manipolata, almeno “addomesticata”.(c*)

Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza. I ratti, a Montecristo come ovunque, sono certamente una specie altamente invasiva. La fragilità riproduttiva delle Berte minori è altrettanto evidente: del resto, non sarebbero una specie a rischio se fossero state in grado di sviluppare adeguate strategie difensive. La colonizzazione dei ratti, in tutto il mondo, non è certo storia recente, e anche a Montecristo sono certamente presenti da secoli.

Diciamo quindi che il tentativo di eliminarli definitivamente è sensato: ma a quale prezzo?

Economicamente, altissimo. Ma, come sempre nei casi in cui si tratta di soldi della Comunità Europea, sembra quasi che paghi Pantalone, e quindi va bene così.
Da un lato è vero: sono soldi che altrimenti finirebbero altrove. Dall’altro lato, però, sarebbe utile sapere che il nostro saldo verso la UE è decisamente negativo: versiamo circa 30 miliardi di euro in più di quello che riceviamo.(d*) E quindi è perfettamente lecito affermare che si spendono soldi nostri, e di nessun altro. Altrettanto lecito è, credo, avere il diritto di contestare perciò un sistema che si basa solo su finanziamenti a progetto, fregandosene delle priorità reali e spesso producendo solo opere che poi restano fini a loro stesse. Della serie: si comprano i bus elettrici, poi in genere non ci sono soldi per i ricambi o anche solo per gli autisti. Di esempi ne possiamo fare a centinaia, purtroppo.

Da qui, la mia convinta contestazione a una tale spesa: non certo verso chi ha redatto il progetto, che ha solo fatto quello che riteneva opportuno, ma nei confronti di un sistema sbagliato che favorisce inevitabilmente le lobbies del “singolo evento fruttifero” a discapito di una gestione delle risorse attenta alle priorità e alla continuità nel tempo.

Per correttezza, va anche detto che una buona parte del famoso milione e sei verrà impiegato sull’altro fronte principale, di cui nessuno ha praticamente parlato: l’eradicazione (assai difficile) dell’Ailanto, pianta di origini tropicali, peraltro bellissima. Diffusa a Montecristo su circa 70 ettari, verrà estirpata, sradicata e diserbantizzata. Le fonti sul posto confermano che non sarà una passeggiata.
Se ne valga o meno la pena, su di un’isola dalla vegetazione scarna e relitta che molto difficilmente tornerà ai lustri dei boschi di leccio di antichissima memoria (basta vedere i risultati davvero sconfortanti dei precedenti tentativi di reimpianto), non sta certo a me dirlo. Ognuno si faccia la sua idea: a mio avviso, rimane il brusco contrasto fra un intervento umano a base di seghe e diserbanti, e tutti quei divieti che impediscono anche solo di calpestare la sabbia di Cala Maestra.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Ghiandeleccio

Cassette con ghiande di Leccio locale, pazientemente raccolte e selezionate da Luciana e Giorgio

E passiamo al prezzo ambientale della derattizzazione. Innanzi tutto, vale lo stesso principio appena esposto: parliamo di un luogo dove tutto è vietato, e dove solo le leggi della natura dovrebbero farla da padrone incontrastato. Gettare tonnellate di sostanze avvelenate appare quantomeno poco coerente. E non giocherelliamo sulla modica quantità di principio attivo: se con 1 milligrammo di brodifacoum si può uccidere un cane da un chilo, con il famoso chilogrammo di sostanza si potrebbero avvelenare qualcosa come 60.000 cani di media taglia… o una decina di milioni di topi.

E anche se siamo stati rassicurati sul doppio principio che indica come rapidamente degradabili i pellets, dissolti i quali resta solo il veleno, che al contrario non dovrebbe essere solubile in acqua, rimane aperta la questione di fondo: perché se posso accettare che del veleno cada nei ruscelli o in mare – ancorché in quantità minime, d’accordo – non posso tollerare l’idea che pochi umani, magari ben docciati preventivamente, possano farsi un bagnetto nelle sacre acque?

Confermo comunque l’evidente friabilità dei pellets, e la scarsa capacità di permanenza. Quelli lanciati da poco risultavano morbidissimi, umidi e si sgretolavano al solo toccarli, mentre i residui dei lanci di gennaio, nonostante le precipitazioni scarse o nulle, apparivano come piccole macchie di gelato sciolto… gusto puffo …

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Pellet

Pellet lanciato da pochi giorni

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Pellet2

Pellet ormai degradato, frutto del lancio di gennaio

Danni generici ad ambiente, suolo e acqua a mio personale parere dovrebbero pertanto essere infinitesimi e del tutto trascurabili: sarebbe però divertente vedere gli stessi personaggi che avrebbero voluto le nostre “scuse” se, chessò, un sindaco a caso del versante occidentale domani decidesse di far cadere in mare qualche goccia di una sostanza “altamente tossica per gli organismi acquatici”….. o anche solo utilizzasse un preparato per il quale, relativamente alle “informazioni ecologiche”, si dichiara che “non sono note informazioni specifiche: evitare il disperdimento nell’ambiente”….


NOTE:

*a:
http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=14391&lang=it
*b :consultare Grenreport.it o Elbareport.it (è uguale...)
*c: http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_delle_100_specie_aliene_pi%C3%B9_dannose_del_mondo
*d: http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/02/12/di_tasca_tua_fondi_europei.html



Ultima modifica di Visir il Mer Mar 07, 2012 12:55 am - modificato 1 volta.
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1 marzo 2012: la gita a Montecristo Empty Re: 1 marzo 2012: la gita a Montecristo

Messaggio  Visir Mer Mar 07, 2012 12:15 am

Passiamo alle conseguenze sulla fauna. Il solito sbeffeggiatore, più che dei poveri delle più infime si bea delle dichiarazioni ecodem dell’assessore Rizzoli: “non abbiamo visto cadaveri”.
Verissimo. Però bastava chiedere

I gabbiani defunti, contati superficialmente con un semplice giro isola in gommone il giorno precedente alla nostra visita, ammontavano a una cinquantina. Per corretta valutazione degli stessi specialisti, si ritiene probabile che, fra morti in mare e dispersi fra fossi e buscioni, il computo totale potrebbe essere circa il doppio del preventivato, attorno ai 200.

Dal mio punto di vista, niente da ridire: ogni guerra ha i suoi caduti, e certamente la perdita di qualche decina di gabbiani reali è solo un bene per le ragioni dei conservazionisti. Non piacerà agli amici animalisti, come è logico: la sensibilità è un qualcosa di molto personale e soggettivo. Anche il Parco, solo pochi anni fa, pagava un veterinario per curare un povero muflone acciaccato, ed oggi spende un sacco di soldi per cercare di ritrovarlo onde fucilarlo adeguatamente….
Niente lacrime da coccodrillo, quindi: anzi, vedere da vicino la reale situazione ha decisamente dissipato molti dei miei crucci.

Le capre sono state attirate semplicemente con del cibo (niente trappole, chiusini o fucilate al narcotico) all’interno del recinto, risparmiato dal bombardamento aereo e molto ben coperto in funzione ratticida con erogatori a norma. Sono una cinquantina, in ottima salute, anche perché rifocillate amorevolmente dalla Signora Luciana (che oltre che brava e capace, è una delle persone più cordiali, aperte e simpatiche che abbia mai conosciuto..). L’area recintata è molto vasta, e consente di mantenere una discreta “selvaticità”, almeno rispetto agli sconosciuti come noi. Certamente, quando sarà il momento di riabituarle a cercarsi il cibo da sole, qualche problema si verrà a creare. Ma l’ottima impressione che mi hanno fatto i ragazzi che lavorano al progetto mi permette di essere ottimista: sapranno agire con la dovuta accortezza.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Erogatore31 marzo 2012: la gita a Montecristo Erogatore2

Erogatori standard e autocostruiti

Qualche dubbio permane invece sull’opportunità di trasferirne, fra un po’, una decina al bioparco di Roma: se si temeva che qualcosa andasse male, e si voleva garantire la salvezza ex-situ della specie, avrebbe avuto forse più senso agire prima del bombardamento. Ora mi pare del tutto inutile e costoso…. Vabbé, così è se vi pare.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Cap3

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Cap2

Le Capre del grande recinto: a debita distanza...

E quindi: l’ultimo censimento parlava di poco meno di 200 esemplari. 50 sono al sicuro, della sorte delle altre poco si sa. Mi è stato riferito che in inverno è normale una certa mortalità – ricordiamo che l’isola offre pochissimo cibo – e che se verranno trovati animali morti saranno ricercate le cause che potrebbero benissimo essere indipendenti dall’assunzione di ratticida. Sempre a titolo personale, e senza alcuna qualifica che mi autorizzi a farlo, posso dire che sono decisamente ottimista. Sul percorso “bombardato”, i singoli pellet sono radi anche se ben distribuiti. Ottimali per attirare l’eventuale ratto di passaggio, ben poco appetibili per le capre: colore anomalo, ovviamente posizionati in terra (le capre preferiscono brucare foglie e germogli, piuttosto che vegetali a contatto col terreno) e soprattutto distanziati. Il calcolo, ovviamente teorico, ma piuttosto realistico (bravo all’elicotterista) è di un boccone ogni due metri quadri, e in effetti non ho visto alcun punto con “concentrato” di veleno.
Sempre per diretta esperienza, fuori dal recinto sono presenti numerose “fatte” fresche, segnale evidente che anche le capre “esterne” ci sono, e sono in buona salute. "Finché la bocca mangia e il culo rende..."

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Fatte

Cacchine di capra, esterne al recinto.

Anche sui rettili, direi che le prospettive si presentano molto buone: l’incontro con una vipera, tanto affascinante quanto giustamente incazzosa coi disturbatori, è stato in fondo solo fortuito: molto più rassicurante, piuttosto, l’abbondanza di banali lucertole. E’ evidente che la scomparsa dei ratti provocherà una sensibile diminuzione delle potenziali prede per serpenti e rapaci. Le lucertole ne pagheranno, purtroppo per loro, lo scotto maggiore, e sapere che non mancano è certamente confortante.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Vip4

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Vip1

Vipera di Montecristo



Ultima modifica di Visir il Gio Mar 08, 2012 1:24 am - modificato 1 volta.
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1 marzo 2012: la gita a Montecristo Empty Re: 1 marzo 2012: la gita a Montecristo

Messaggio  Visir Mer Mar 07, 2012 1:52 am

Rapaci. Quasi a dimostrarci la loro immunità al veleno, tre splendidi falchi pellegrini, che in verità prediligono cibarsi di creature alate piuttosto che pelose, hanno a lungo volteggiato sulle nostre teste. Un gheppio e due poiane, animali invece notoriamente "topivori", si sono altrettanto elegantemente mostrati in volo.

E qui viene il succo di tutto il discorso: la “gita a Montecristo” mi ha permesso di capire una cosa fondamentale: altro che “invasione di ratti”, come ancora due giorni fa titolava il Corriere!
I ratti certamente c’erano, forse anche in discreto numero, almeno in alcune zone. In ogni caso, secondo gli esperti, comunque sempre troppi per non incidere in maniera decisiva sulla riproduzione delle Berte, sulle Chiocciole endemiche o sulle ghiande di Leccio. E questo perché Montecristo è meravigliosa, unica.. ma terribilmente povera di cibo, e quindi di vita. Le poche risorse vengono sfruttate al massimo, specie quando ci sono, come nel periodo di nidificazione delle Berte.

I ratti, in inverno, a Montecristo, non riescono nemmeno a riprodursi. Per questo non sono stati trovati cadaveri, e non solo da noi, ma nemmeno dagli stessi ricercatori! Erano pochi.
Saranno morti chissà dove, nelle tane, nei canaloni, sotto i massi.
“Beh, noi lo sapevamo!”, diranno i nostri amici sotuttoiofidatevi. Ma per noi qualche dubbio era legittimo, se tutte le informazioni raccontano che i topi avvelenati “cercano acqua e spazi aperti”.

Del resto, se i rapaci non hanno mangiato ratti moribondi, ma al contempo non pochi gabbiani sono comunque rimasti stecchiti, è quantomeno probabile che i primi non abbiano trovato, come sarebbe stato logico pensare se la bufala mediatica dell’”invasione di ratti” fosse stata reale, prede facili da attaccare, mentre i secondi, notoriamente onnivori e curiosi, siano stati attratti con ogni probabilità non già dalle carcasse, ma direttamente da quei curiosi cilindretti blu. Data l'abbondanza, il danno resta come detto trascurabile: ne abbiamo comunque visti decine, in piena forma.

A titolo di curiosità, segnalo inoltre che il famoso, ipotetico Barbagianni è stato visto una ventina di giorni or sono. Se è un tipo sveglio, capirà presto che sarà meglio sobbarcarsi una faticosa trasvolata sul mare, visto che l’alternativa è la morte per fame. Ma anche questo era stato, correttamente, preventivato.

1 marzo 2012: la gita a Montecristo Pellegaltro

La maestosa sagoma del Pellegrino in volo

Conclusioni.
L’”operazione topo” è stata svolta nel migliore dei modi, compatibilmente con quanto preventivato.
Il numero presumibilmente limitato di roditori ha fortemente diminuito i rischi per le specie non bersaglio.
Dopo la prima distribuzione di gennaio, sono stati effettuati altri due lanci, limitati e mirati.
Quasi la metà del topicida non verrà utilizzato, e sarà messo a disposizione per analoghe operazioni in altre isole.
Il Dottor Vagniluca della Forestale di Follonica si è mostrato estremamente cortese e disponibile: a lui un sincero ringraziamento a nome non solo mio, ma credo anche di tutti quegli elbani che amano poter conoscere i fatti per quello che sono.
I “ragazzi” che hanno lavorato al progetto sono persone capaci e consapevoli: non si sono mai sottratti al confronto, nemmeno di fronte a qualche argomentazione “pericolosa”. Per questo motivo, ritenendolo oggettivamente ininfluente, ho volutamente omesso un argomento che, formalmente, sarebbe stato molto utile per smontare la supponenza di qualche vice-monopolista dell’informazione ambientale.
Allo stesso modo, ho evitato di addentrarmi nei meandri dei dettagli di qualche bando formalmente pubblico……..

Gli ulteriori sviluppi saranno comunicati in via ufficiale: da qualcun altro.

Sperando di aver fatto almeno decentemente quello che ritengo il mio dovere di consigliere non retribuito, ringrazio i tre o quattro masochisti che ce l’hanno fatta ad arrivare fino in fondo a questa micidiale pappardella topesca.
e A TUTTI GLI ELBANI... visto che potete farlo, visitate MONTECRISTO!


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